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La mano della speranza

, 25 Maggio 2021

E’ una foto, e una storia, di qualche tempo fa; era il 1999. La foto raffigura l’intervento chirurgico su di un feto di 21 settimane effettuato negli Stati Uniti dal chirurgo Joseph Bruner (il dito nella foto è il suo). Al bambino era stata diagnosticata la spina bifida, che lascia il cordone della spina dorsale esposto dopo uno sviluppo anomalo. Se l’apertura non fosse stata chiusa per proteggere il sistema nervoso, sarebbero subentrati gravi danni al cervello dopo la nascita. Non c’era tempo da perdere. Purtroppo il bambino era troppo prematuro per sopravvivere fuori dall’utero, e la chirurgia correttiva non era mai stata praticata su un feto di 21 settimane.

I genitori, Julie e Alex Armas, però, avevano una fede profonda e rifiutarono di abortire Samuel quando seppero della diagnosi. Lei, ostetrica al Atlanta (Georgia), tramite Internet aveva sentito parlare del lavoro del dottor Bruner del Centro Medico Universitario di Vanderbilt a Nashville (Tennessee). Il chirurgo e la sua equipe sono stati i pionieri di questi delicati interventi.
Nonostante la procedura non fosse ancora stata approvata dai giornali medici specializzati, fu presa la decisione di tentarla sul piccolo Samuel.

Questa volta in sala operatoria era presente Michael Clancy, fotografo di USA Today, inviato proprio in quell’ospedale per fissare qualche momento di quel rivoluzionario intervento chirurgico che faceva discutere mezza America.

Operare un bambino così piccolo richiedeva la creazione di strumenti speciali minuscoli. Le suture usate, per esempio, erano più sottili di un capello umano. Si procedette innanzitutto ad estrarre delicatamente l’utero dal corpo di Julie mediante un taglio cesareo, per permettere al chirurgo di praticare una piccola incisione attraverso la quale si sarebbe effettuato l’intervento. Poi, accade l’incredibile! Mentre il dott Bruner divaricava l’apertura, la manina di Samuel  pienamente formata, afferrò il dito del chirurgo. La fotografia immortala quel momento incredibile con una chiarezza perfetta.

Questa fotografia dovrebbe essere mostrata su tutti i mass media del mondo. Ogni adolescente dovrebbe vederla perché è una testimonianza inconfondibile del fatto che all’interno di ogni donna incinta c’è la vita, c’è un bambino, non una “massa di tessuti”, né un semplice “prodotto del concepimento”. Un bambino non ancora nato è pienamente umano fin dal momento del concepimento. Quello che si vede nella fotografia esprime questo fatto meglio di mille parole.

La madre del piccolo Samuel dichiarò a quel tempo che insieme con suo marito piansero per diversi giorni quando vide quell’immagine. “Questa foto – disse – mi ricorda che il frutto della mia gravidanza non riguardava una malattia, bensì una piccola persona”. La gravidanza umana e la nascita riguardano proprio questo – un essere umano, minuscolo, ma con un’anima eterna, formato a immagine di Dio.

Julie Armas ha sottolineato l’impatto che la fotografia della mano di suo figlio ha avuto nella difesa della vita e nel rifiuto dell’aborto. “Volevamo mostrare il valore della vita di nostro figlio, con o senza handicap, e che avremmo fatto qualcosa per lui perché lo valorizzavamo.

Quell’intervento fece sì che Samuel avesse meno problemi fisici rispetto al previsto. Oggi Samuel è grande, ed è consapevole che Dio è una parte importante nella vita. “Sento che prendo decisioni forti perché sono forte in Dio”, ha spiegato di recente al quotidiano Atlanta Journal-Constitution. Ha dovuto subire altri interventi per evitare che la disabilità gli rovinasse la vita ma ora è felice di aver raggiunto così tanti traguardi. I genitori sono fieri di lui e lo considerano un ragazzo speciale. Ancora oggi, la sua piccola mano viene considerata un simbolo di speranza.

Dal programma radio “Contrappunti” del 26/05/21

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