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Pinocchio

, 11 Aprile 2021

Le avventure di Pinocchio, “La storia di un burattino” (è il titolo originale), è un romanzo per ragazzi scritto da Carlo Collodi, pseudonimo del giornalista e scrittore fiorentino Carlo Lorenzini. La storia, credo che la conosciamo tutti, racconta le esperienze accidentali – anche crudeli, ma attraenti e ricche di colpi di scena – di una marionetta animata, Pinocchio, scolpita da Mastro Geppetto, che si considera come suo padre.
Qualcuno ha detto che Pinocchio è molto più di un burattino che vuole diventare un bambino vero, più di un volto tondo nasuto di legno, più del protagonista di un libro “morale”, Pinocchio è un’icona universale e una metafora della condizione umana.

La favola si presta a una pluralità di interpretazioni, ed è indiscutibilmente un capolavoro mondiale che ha ispirato centinaia di edizioni, traduzioni in più di 260 lingue, pensate che è il libro più tradotto dopo la Bibbia, ne sono state tratte trasposizioni teatrali, cinematografiche, televisive e animate.

Cosa abbiamo da imparare da Pinocchio?

Come premessa va detto prima di tutto che i mezzi che formano e esprimono la cultura oggi sono i mezzi di comunicazione di massa artistici: fra i primi c’è sicuramente il cinema, ma c’è anche la mastodontica offerta che offre oggi la moderna comunicazione. Se il cristiano è chiamato ad interagire, conoscere ed influenzare la cultura che lo circonda, tutto quello che ci viene proposto, non solo dal cinema, diventa non solo un’occasione di svago, ma deve assumere dimensioni di ascolto e visione intelligenti.

Il secondo motivo è più profondo. Come cristiani siamo chiamati ad esaltare la verità. Ecco prima di tutto, come fondamento va detto che la Verità, con la V maiuscola è una persona; è Cristo Gesù stesso. Ma dove si trova la verità? Innanzi tutto nella Scrittura che è la pietra di paragone per eccellenza. Ma la verità si trova solo nella Scrittura, potremmo chiederci? No. Nessuno mette in dubbio che il perimetro di un quadrato è la somma dei lati; ma questa verità non la troviamo nella Scrittura. Ci sono poi anche delle verità che si trovano sia nella Scrittura sia in altre fonti, come ad esempio nella filosofia o in altri campi di investigazione umanistica.
E allora diamo un 10 e lode a Collodi per il suo Pinocchio che con questa favola mette in luce diverse note di dissenso nel concerto culturale contemporaneo, dove guai azzardarsi a fare certe affermazioni, anche se è la stessa Parola di Dio a farle!

Collodi osa negare la bontà innata dell’uomo. Osa sfidare lo spirito libero e senza regole. Ribadisce la moralità. Ribadisce la grazia. Ribadisce la verità. Forse pochi avranno notato che Pinocchio contrasta gran parte dei “valori” per i quali la nostra cultura si batte. Altri hanno provato a dire le stesse cose, ma sono stati accusati di integralismo e intolleranza. Pinocchio no. Che sia riuscito a far risuonare in noi corde antiche di cui avevamo dimenticato le note?

Ma quali sono queste verità? Ne vediamo insieme almeno 5, tratte in parte da uno scritto di Marvin Oxenam.

Verità n. 1: L’uomo è debole e la tentazione è forte
L’uomo è buono e forte? Mica tanto. Siamo tutti un bel po’ come Pinocchio: facilmente ingannati dal Gatto e dalla Volpe, illusi dagli specchietti per allodole offerti dalla società odierna.
Quanti gatti e quante volpi ci sono al mondo di oggi? Quante frodi, anche online… tutti mascherati da brave e belle persone, con le offerte più allettanti, che stuzzicano i nostri appetiti, da quelli economici a quelli esistenziali, a quelli che toccano i nostri sentimenti; molti mascherati anche da apparenze nobili e umanitarie.
Abbocchiamo a ogni proposta di guadagno facile senza lavoro. L’azzardo della fortuna, della borsa, invece dell’impegno e della fatica. Il sesso subito, con tutti, senza l’impegno del matrimonio. Quante monete piantate per terra ci portano alla bancarotta. Non siamo così razionali come vorremmo pensare, ma siamo piuttosto facilmente attratti da personaggi come Lucignolo, sicuri di sé e convincenti. E’ così che ci si ritrova dall’oggi al domani nel Paese dei Balocchi, tentati dalle nostre concupiscenze che ci attraggono e ci adescano. Anche a costo di sacrificare quel prezioso Abecedario acquistato con tanto sacrificio da Geppetto (nel caso della storia di Pinocchio), noi potremmo dire anche a costo di buttare al vento tutti i buoni insegnamenti ricevuti, magari dai nostri genitori, anche a costo di venir meno agli affetti più forti, imbocchiamo senza troppa riflessione la strada del piacere. Ma le strade larghe, come si sa portano alla rovina.

Verità n. 2: Il salario del peccato è la morte
E veniamo alla seconda verità che troviamo fra le pagine di Collodi (e anche nella Bibbia). Il salario del peccato è la morte. La via larga porta alla rovina. Perdiamo la libertà per qualche momento di effimero piacere. Perdiamo la pace interiore per il rimorso. Perdiamo la vita. Perdiamo la nostra dignità e diventiamo asini.
Quanti Lucignolo perdono la vita sulla strada del piacere? Quanti perdono tutto per una siringa o una pasticca sbagliata? Quanti finiscono, o finiranno, la vita in un calvario per aver fatto oggi delle scelte che Dio ci dice di non fare? Quanti asini moribondi ci sono o ci saranno nella stalla. Pinocchio incontra nuovamente Lucignolo verso la fine della storia, quando quest’ultimo è ormai morente nella stalla dell’ortolano Giangio, «rifinito dalla fame e dal troppo lavoro»; infatti Lucignolo aveva lavorato duramente con il compito di tirare su l’acqua dal pozzo. Povero Lucignolo. Abbiamo compassione per lui, ma senza dimenticare che Lucignolo raccoglie ciò che ha seminato, e questo è vero per ogni essere umano sulla terra.
Un’altra sene è quella della morte della Fata Turchina. L’analogia è scontata, anche se ovviamente non calza al cento per cento. Anche per Pinocchio qualcuno è morto. «Qui giace la Fata Turchina. Morta di crepacuore a causa del burattino Pinocchio», recita l’epitaffio inciso sulla sua tomba. Che effetto fa sapere che qualcuno è morto per noi? Sicuramente un gran dolore. Uno sfogo di pianto colpevole che ci fa gridare, come nel Pinocchio interpretato da Benigni: “Ti prego rivivisci!!”.
Che sollievo per il credente sapere di seguire un Messia che è morto per noi, ma che è anche risuscitato.

Verità n. 3: La voce della sapienza grida
La sapienza gira per le strade e rivolge il suo invito: “Venite a me ed io vi insegnerò la via della saggezza e della vita.” Il Grillo Parlante non è mai simpatico. Vien voglia di schiacciarlo sotto un martello. Ci parla di doveri. Ci parla di regole. Ci parla di autocontrollo. Ci avverte delle conseguenze delle nostre scelte. Ci dice che esiste una verità. Ci dice che la moralità è una cosa oggettiva e seria. Il Grillo non è relativista. Non è “aperto di mente” come molti vorrebbero che fossimo tutti. E’, potremmo dire un “bacchettone” molto poco post moderno. Ma il Grillo ha ragione. La verità è la verità. Chiunque non ascolta la voce della sapienza si troverà prima o poi ad infrangersi sui duri scogli della realtà. Purtroppo oggi le coscienze vengono soffocate da mille voci alternative e messe a tacere. Nonostante questo andazzo, il credente però, il figlio di Dio, ha il compito di fare e portare luce in questo mondo.

Verità n. 4: La grazia è potente
Ci si può approfittare della grazia, ma è difficile negare il suo potere. Quanto è prezioso chi è lento all’ira. Quanto vale la perseveranza di chi continua a credere in noi malgrado tutti i nostri errori. Quanto ci attrae il pensiero che “Forse mi perdonerà, ma forse no. Ma io penso che forse invece si! E per questo che sono tornato”.
Il pensiero può andare alla parabola del figlio prodigo che se ne va dalla casa del padre per andare a divertirsi, Pinocchio va nel Paese dei Balocchi, ma poi c’è il ravvedimento, per entrambi. Una differenza fra i due racconti la potremmo vedere nella figura del padre; il primo, quello della parabola, l’attende, ma poi quando lo vede arrivare gli corre incontro offrendogli il suo perdono, il secondo, Geppetto, va alla ricerca del figlio, lo ritrova nel ventre del pesce, e anche lì c’è l’abbraccio e il dono del perdono. L’errore e il peccato ha sempre un salario. Qualcuno deve pagare. Geppetto ha pagato per Pinocchio. La Fatina è morta di crepacuore per Pinocchio. Ma il padre cerca sempre il figlio. Il perdono richiesto è sempre concesso.
Alla fine il potere della grazia attira ed ha un potere trasformante molto più efficace del potere della legge.

Verità n. 5: La vera gioia è nel dovere
La Bibbia lo dice da sempre, ma chiediamolo anche a Pinocchio, il burattino maturato nella scuola degli errori, dicci: che cos’è il dovere? “Il dovere è semplicemente fare ciò che è giusto. E’ andare a scuola e studiare con impegno. E’ andare a lavorare, perché chi non vuole lavorare non deve neppure mangiare. E’ essere riconoscenti, faticando per comprare il latte ad un genitore che si è tanto sacrificato per noi. E’ mantenere la parola data…”.
Quando viviamo così, le cose intorno a noi si trasformano, diventano più belle. Anche noi ci trasformiamo: la moralità è faticosa, ma quanto è bella! Dona libertà. Ma cosa significa essere morali? Significa chiudersi alla vita? No di certo!

Dal programma radio “Contrappunti” del 24/03/21

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