Sotto il sole, o sopra il sole?
Massimo Medda, 29 Dicembre 2021
L’Ecclesiaste è un libro strano, non semplicissimo, che contiene anche affermazioni sorprendenti, che prese fuori dal loro contesto potrebbero anche scandalizzarci.
L’autore, ormai in là con gli anni, guardando il suo passato, le imprese da lui compiuto, gli sforzi fatti nel tentativo di raggiungere la felicità o dare un significato alla sua esistenza, si interroga sul senso della vita; ne segue una serie di riflessioni filosofiche, che oscillano tra il pessimista, l’edonista, il cinico, il fatalista, lo scettico, l’esistenzialista.
C’è una espressione che ricorre molte volte nel libro, in circa 25 versetti, ed è la espressione “sotto il sole”, che rappresenta una sorta di chiave per capire tutto il libro. Alcuni versetti bastano a far capire il tenore del discorso:
Che profitto ha l’uomo di tutta la fatica che sostiene sotto il sole? (1:3); non c’è nulla di nuovo sotto il sole (1:9); ho visto tutto ciò che si fa sotto il sole: ed ecco tutto è vanità, è un correre dietro al vento (1:14); non se ne trae alcun profitto sotto il sole (2:11); ho odiato la vita, perché tutto quello che si fa sotto il sole mi è divenuto odioso (2:17); ho anche visto sotto il sole che nel luogo stabilito per giudicare c’è empietà (3:16); mi sono messo poi a considerare tutte le oppressioni che si commettono sotto il sole; ed ecco, le lacrime degli oppressi, i quali non hanno chi li consoli; da parte dei loro oppressori c’è la violenza, mentre quelli non hanno chi li consoli (4:1); più felice degli uni e degli altri è colui che non è ancora venuto all’esistenza, e non ha ancora visto le azioni malvagie che si commettono sotto il sole (4:3); infatti, chi può sapere ciò che è buono per l’uomo nella sua vita, durante tutti i giorni della sua vita vana, che egli passa come un’ombra? chi sa dire all’uomo quel che sarà dopo di lui sotto il sole? (Ec 6:12) così io ho lodato la gioia, perché non c’è per l’uomo altro bene sotto il sole, fuori del mangiare, del bere e del gioire (Ec 8:15); l’uomo è impotente a spiegare quello che si fa sotto il sole (Ec 8:17); questo è un male fra tutto quello che si fa sotto il sole: che tutti abbiano una medesima sorte (Ec 9:3).
Se ci limitiamo a osservare cosa succede “sotto il sole”, vale a dire quello che succede davanti ai nostri occhi, nel cosiddetto mondo naturale, se ci limitiamo a guardare la nostra vita quotidiana, con i problemi, le sconfitte, le difficoltà, il tempo che passa troppo lento o troppo veloce, il dolore, la sofferenza, l’ingiustizia, la malvagità dei nostri simili ma anche la nostra fallacità e le nostre debolezze, allora il risultato non potrà essere che quello di portarci veramente allo sconforto, al pessimismo, alla rassegnazione, al cinismo, al fatalismo, a concludere che tutto è vanità, che tutto è un correre dietro al vento, che la vita non ha senso; e allora, come dice di tanto in tanto l’Ecclesiaste, tanto vale cercare di godercela il più possibile.
L’Ecclesiaste ci ha provato, ha cercato significato e soddisfazione nel lusso, nei piaceri carnali, nel potere, nella conoscenza, ma niente lo ha soddisfatto.
“Sotto il sole”, niente ci può soddisfare.
Il vero senso della vita lo troviamo se non ci focalizziamo su quello che succede sotto il sole, se alziamo lo sguardo, se impariamo a guardare “sopra il sole”, se cambiamo prospettiva, se assumiamo il punto di vista di Dio.
Allora capiamo che sì, questa vita terrena è un correre dietro al vento, in un mare di problemi, in un mondo ingiusto, ma è un correre dietro al vento che ha una durata limitata, perché la nostra cittadinanza è nei cieli, perché ci aspetta la vera vita, quella eterna.
Se alziamo lo sguardo e impariamo a guardare “sopra il sole”, se cambiamo prospettiva, anche questa vita, pur nella sofferenza, nelle difficoltà, nella malattia, nella ripetitività, nella noia, acquista senso e significato perché possiamo godere già, qui e ora, delle anticipazioni della vita eterna.
Alziamo lo sguardo, impariamo a guardare “sopra il sole”.
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