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I have a dream…

, 4 Giugno 2020

“…Sogno che un giorno i miei quattro figli possano vivere in un paese dove non saranno giudicati per il colore della loro pelle, ma per ciò che essi sono…”.

Sono alcune parole dal famoso discorso di Martin Luther King “I have a dream…”, nel lontano 28 agosto 1963, a conclusione della storica marcia su Washington. Pastore Evangelico Battista e uomo politico statunitense, fu un importante leader del movimento dei neri americani per i diritti civili e il principale sostenitore della resistenza non violenta alla segregazione razziale. Era un uomo di fede profonda, che richiamava all’uguaglianza, alla giustizia, alla vita onesta. Il suo famoso sogno fondeva la visione di un mondo migliore partendo dagli insegnamenti contenuti nella Bibbia.

Come interpretare la storia e la figura di Martin Luther King alla luce dei fatti che più o meno ciclicamente si ripetono negli Stati Uniti? Il problema del razzismo, non solo in America, non è affatto stato sconfitto. Dove si è infranto il suo sogno? La sua storia è la storia di una sconfitta?

L’odio razziale negli Usa, a distanza di anni dalla lezione di Martin Luther King, non sembra mai morto. Il caso di George Floyd, il 46enne nero fermato dalla polizia e morto a seguito del fermo – steso a faccia a terra, nonostante fosse disarmato, con il poliziotto che lo tiene immobile con il ginocchio sul collo – ha riportato in prima pagina le discriminazioni e le violenze subite dagli afroamericani e sta letteralmente infiammando il Paese. Le proteste hanno preso avvio a Minneapolis, dove si è consumato il fatto, estendendosi in altre città e non solo negli Stati Uniti. Anche le chiese dicono la loro, e c’è chi ricorda il “gigante buono” come un uomo di pace e un fervente credente.

Da quello che ciclicamente vediamo e sentiamo, la sua strategia, la strategia della non-violenza, viene spesso stroncata da atti di violenza. Non solo delle condannabili azioni di alcuni poliziotti contro gente di colore, ma anche delle fomentazioni di rivolte alimentate da infiltrati bianchi che, fingendosi dalla parte dei neri, raggiungono i loro scopi alimentando l’odio razziale, o le manifestazioni che finiscono in condannabili atti di pura violenza, di razzie, di distruzione; manifestazioni che sono lontane anni luce da quelle che pensava e promuoveva Martin Luther King.
O anche di tutti quei movimenti che hanno come fine quello della restaurazione e della supremazia della razza bianca. In una recente intervista uno di questi personaggi diceva che la sua scala di valori era Dio, Patria e famiglia… ma se è vero questo, quali sono le azioni che ne derivano? Di odio verso un tuo simile, solo perché ha la pelle di un altro colore? Allora viene da chiedersi, ma quale Vangelo o Bibbia leggeva? Non quella che leggiamo noi, spero! E non era certo quella da cui prendeva ispirazione Martin Luther King per le sue lotte.

Alcune delle parole parole più severe di Martin Luther King non erano dirette ai membri del Ku Klux Klan o ai razzisti di quel tempo, ma al popolo di Dio. Diceva: “Questa generazione non sarà giudicata per il male fatto dai cattivi, ma per il terribile silenzio dei buoni”. E ancora: “Dobbiamo imparare che, aspettarci che Dio faccia ogni cosa mentre noi non facciamo niente, non è fede, ma superstizione”.

Anche alla luce di quanto accade ancora ai nostri giorni, la sua storia non è stata una sconfitta; pur con tutte le sue debolezze umane, Martin Luther King è stato, ed è tuttora un esempio di vita e di fede. Il suo sogno resterà per molti aspetti solo un sogno perché impatta contro l’uomo, e l’uomo, che lo vogliamo o no, è per natura un essere malvagio, se non è rigenerato dalla grazia di Dio.

Ciò nonostante Martin Luther King cercò di predicare e vivere un Vangelo olistico, che legava tutti i bisogni dell’umanità alla pienezza della Buona Novella di Dio.
Egli prese sul serio il mandato di Gesù annunciato nel Sermone sul monte. La benedizione di Dio è su quanti sono effettivamente portatori di pace, cosa che, per definizione, richiede anche azione.

Dal programma radio “Contrappunti” del 04/06/20

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