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Condannato a morte

, 29 Settembre 2020

“L’uomo è un condannato a morte che ha la fortuna di ignorare la data della propria esecuzione”.
Questo è un aforisma di Roberto Gervaso, un famoso giornalista e scrittore scomparso qualche mese fa.
È un aforisma che ha del vero: è vero che l’uomo è un condannato a morte, in quanto prima o poi destinato a lasciare questa vita.
Ed è vero che ignora la data della propria esecuzione; neanche l’uomo più ricco e più potente o più saggio dell’universo può sapere in anticipo l’istante della sua dipartita.
L’aforisma però è sbagliato in almeno due punti; il primo è che l’uomo, oltre a essere condannato alla morte fisica, è già un morto dal punto di vista spirituale, in quanto peccatore e come tale separato da Dio, privo della gloria di Dio, addirittura nemico di Dio.
L’uomo, ogni uomo, è un morto che cammina, spiritualmente parlando, e la cosa più grave è che è inconsapevole di questa triste realtà.
Solo Dio, per grazia attraverso lo spirito Santo, può rivelare agli uomini la loro triste condizione e solo Dio, per grazia attraverso lo spirito Santo, può rigenerare l’uomo, farlo nascere di nuovo attraverso la fede.
Il secondo punto in cui Gervaso si sbagliava è che non è una fortuna ignorare la data della propria morte. È, anzi, una maledizione! La morte può arrivare improvvisa e come tale coglierci impreparati, coglierci nella nostra condizione naturale di peccatori separati da Dio.
Se tu sei in questa condizione, che era la mia sino a qualche anno fa, non perdere tempo; mettiti a posto con Dio, riconciliati con lui, accetta il perdono dei tuoi peccati per mezzo del sangue di Cristo.
Non indugiare, non sai quando è fissata la data della tua esecuzione!

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