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Ironman

, 25 Luglio 2016

A luglio,  ogni anno a Francoforte si corre l’Ironman, una gara durissima in cui si percorrono, senza pause, 5 km a nuoto, 180 km in bici e 42 km di corsa.

Anni fa, vi prese parte anche un mio amico. Mi raccontò che dopo aver percorso le frazioni a nuoto e in bici, mentre correva l’ultima parte della gara, era talmente esausto che avrebbe voluto mollare tutto e ritirarsi. Solo una cosa lo spinse ad andare avanti e completare la gara: il tifo degli spettatori assiepati lungo la strada. Centinaia, migliaia di perfetti sconosciuti urlavano il suo numero scritto sul pettorale, incitandolo a non fermarsi.
La Bibbia usa spesso metafore sportive per descrivere la vita cristiana.  All’inizio del 12° capitolo della lettera agli Ebrei, il paragone è con una gara di corsa: Anche noi, dunque, poiché siamo circondati da una così grande schiera di testimoni, corriamo con perseveranza la gara che ci è proposta , fissando lo sguardo su Gesù (Ebrei 12:1-2).

La vita cristiana è una gara quotidiana. Ad incitarci ad andare avanti, a non mollare, a non cadere lungo la strada c’è una grande schiera di spettatori, quelli di cui l’autore di Ebrei ha appena parlato al capitolo 11.

C’è Noè che dice: il Signore ti ha chiesto di fare cose apparentemente incomprensibili o addirittura assurde? A me ha chiesto di costruire una nave in pieno deserto, ma quell’arca fu la salvezza della mia famiglia (Ebrei 11:7).
C’è Abramo che ci dice: non ti sono chiari i piani di Dio per la tua vita? Non preoccuparti, fidati di Lui, a me il Signore disse solo: esci dalla tua terra e parti!
C’è Giuseppe che dice: hai problemi in famiglia? Non preoccuparti, le vie del Signore sono infinite;  i miei fratelli mi hanno venduto come schiavo ma Dio ha tratto bene dal male (Genesi 50:20).
C’è Mose che dice: il Signore ti ha chiesto di rinunciare a qualcosa? Io ero figlio della figlia del faraone, ma ho lasciato tutto per Cristo. E ne è valsa la pena! (Ebrei 11:24-26).
E, ancora, c’è Giobbe che ti dice: Stai soffrendo? Non preoccuparti, fidati di Lui, a me il Signore tolse tutto ma alla fine potei dire il mio orecchio aveva sentito parlare di te ma ora l’occhio mio ti ha visto (Giobbe 42:5).
C’ è Daniele che ti dice: il tuo capo è un individuo spregevole o ti sta chiedendo di fare compromessi sul lavoro?  Io sono stato al servizio di Nabucodonosor e gli sono stato fedele, tranne quando mi chiese di fare qualcosa contrario alla Sua volontà.
C’ è Pietro che ti dice: ti senti un verme perché non cammini in maniera degna del Signore? Io, quella notte,  ho rinnegato Cristo non una, ma tre volte. Eppure in Signore mi ha perdonato e dato il privilegio di predicare a Pentecoste!

Ma a incitarci, oltre questi testimoni, c’è il nostro Salvatore. Gesù è con noi durante tutta la corsa, ci precede di un passo e non ci lascia fare un metro da soli. Corre all’indietro, con le braccia protese verso di noi, ci incoraggia dicendoci, quando non ne possiamo più, vieni, ancora un altro passo, facciamolo assieme, appoggiati a me.

A Francoforte, alla maggior parte dei partecipanti interessa finire la corsa, arrivare al traguardo, indipendentemente dal tempo di gara; l’importante è poter essere un finisher, qualcuno che ha fatto l’Ironman.

Anche nella corsa cristiana, non è importante l’ordine di arrivo, ma è importante arrivare al traguardo. E il traguardo, il premio, è Cristo.

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