Radio Risposta Web

La vita non è un gioco

Ogni giorno, alle ore 1.45,  8.40, 15.45, 22.45, nella rubrica giornaliera LA VITA NON E’ UN GIOCO.

LA VITA DI DAVID LIVINGSTONE

Adattamento radiofonico da:
LA VITA DI DAVID LIVINGSTONE
di J.H. Worcester (Ed. Grafikarte)

Livingstone nacque nel villaggio di Blantyre, nella regione scozzese del Lanarkshire del sud. Era il secondo di sette figli e già a dieci anni fu mandato a lavorare in un cotonificio, dove il suo compito era, stando sdraiato sotto i macchinari, quello di unire tra loro i fili di tessuto che si rompevano. Quel cotonificio era migliore di molti altri lavori perché, dopo i suoi turni lunghi e faticosi, gli permetteva di frequentare una scuola. Appassionatosi allo studio, imparò il latino, e messo da parte qualche soldo, s’iscrisse all’università di Glasgow per studiare medicina.

Diventato un convinto cristiano decise di partire per fare il missionario. La sua idea iniziale era di partire per l’Asia, ma proprio in quel periodo scoppiò la prima delle due guerre dell’oppio, 1839 e il 1842, cosa che gli fece cambiare i piani. Partì quindi per il continente africano e nel 1841 arrivò a Città del Capo, ora in Sudafrica.

Nel 1858 assieme alla moglie Mary Moffat, partì per esplorare il fiume Zambesi. Il fiume si rivelò essere totalmente non navigabile e tanti tra i partecipanti alla spedizione, compresa la moglie dell’esploratore Livingstone, morirono per la malaria. I restanti rinunciarono a proseguire e David Livingstone, rimasto senza finanziatori, fu costretto a rientrare in Inghilterra (1864).

Due anni dopo, nel 1866, tornò in Africa e cominciò l’esplorazione del lago Tanganica, sorgente del Congo (che tuttavia il dottor Livingstone confuse con il fiume Nilo).

Intanto in Inghilterra risultava disperso, non arrivavano più sue notizie già da diversi anni.

Nel 1869 il giornale statunitense «New York Herald» inviò in Africa il giornalista americano di origine gallese Henry Morton Stanley (1841-1904). Stanley trovò Livingstone nella città di Ujiji, sulle sponde del lago Tanganica, il 10 novembre 1871.

L’incontro tra Livingstone e Stanley rimase leggendario, come le prime parole pronunciate dal giornalista («Doctor Livingstone, I presume», «Il dottor Livingstone, suppongo»), tanto da diventare oggetto di alcune pellicole, come L’esploratore scomparso (1939, regia di Henry King), con Spencer Tracy nel ruolo dell’americano; e il film per la tv Terre proibite: in cerca di Livingstone (1997, regia di Simon Langton).

Stanley decise di unirsi a Livingstone e per un anno esplorarono insieme il Nord del Tanganica; poi Stanley partì e l’esploratore Livingstone rimase.

Di lì a poco però fu colto da febbre malarica e morì il 1° maggio 1873 in Zambia; in seguito fu sepolto nell’Abbazia di Westminster.

Come ha raccontato poi Historic UK, il suo scopo non era solo convertire i popoli dell’Africa: «puntava anche a scoprire la sorgente del Nilo Bianco (a quella del più piccolo Nilo Azzurro già ci era arrivato un secolo prima un altro esploratore)».

Non trovò mai la sorgente, ma fu comunque un grande esploratore, forse il più grande tra quelli che nell’Ottocento andarono in Africa.

LA FINE DEL SILENZIO

Adattamento radiofonico da:
LA FINE DEL SILENZIO
di Katrin Weber (Ed. DLC)

Era ancora una bambina. Era stata picchiata, violentata, costretta al silenzio. Ma ha trovato speranza ed una nuova vita.

“Tutti hanno sempre creduto alle mie bugie. Perché? Perché nessuno ha insistito per sapere la realtà dei fatti? E tu, vuoi sapere davvero cos’è successo? O forse anche tu vuoi cercare di non sentire, di non vedere? Forse pensi di non farcela a guardare in faccia a certe situazioni? Io ho dovuto sopportare tutto ciò per sedici lunghi anni. E col passare del tempo, diventava sempre peggio. C’è un numero spaventosamente grade di bambini e adolescenti che subiscono maltrattamenti simili a quelli subiti da me! Non è possibile sapere con precisione, quanti bambini siano vittime di abusi e violenze. E’ difficile persino compiere una stima. Statisticamente, è stato però provato che tra i bambini e gli adolescenti che conosci, almeno uno è vittima di abusi.

Con la mia biografia – dice Katrin Weber – voglio portare alla luce il mio caso, liberandolo dal mondo di menzogne in cui è stato intrappolato per tanto tempo.

Voglio far conoscere l’orrore in cui sono vissuta. Se ti capiterà di notare lividi, ferite o comportamenti abnormi in un bambino, indaga! Non ti dare pace, finché non sarai sicuro di sapere la verità. Libera quel bambino dall’inferno! Aiutalo! Non lasciarlo solo.

Io spero che la storia della mia vita possa essere d’aiuto a tanti di questi bambini”.

ALL’OMBRA DELL’ONNIPOTENTE

Traduzione e adattamento radiofonico da:
SHADOW OF THE ALMIGHTY
di Elisabeth Elliot

E’ questa una delle grandi storie missionarie dei tempi moderni. È la vita e il testamento di Jim Elliot, raccontata dalla vedova di Jim, autrice ed evangelista ,Elisabeth Elliot.

L’Ombra dell’Onnipotente (Shadow of the Almighty) è il vero racconto del martirio di Jim Elliot, insieme a quattro compagni missionari, per mano degli indiani Huaorani dell’Ecuador.
A proposito di questo libro importante e illuminante, Eugenia Price scrive: “Dimostra che Gesù Cristo porterà una brillante creatività da qualsiasi ombra che potrebbe cadere su qualsiasi vita e qualsiasi amore”.

La storia:
Cinque giovani americani colti, allegri, pieni di vita, con moglie e figli misero a repentaglio la loro vita per portare la luce del Vangelo a una temutissima tribù nel cuore dell’Amazzonia. Motivati dal loro amore per il Signore per una vita di servizio, santità e di consacrazione, si prepararono per una missione segreta che aveva lo scopo di conquistare la fiducia degli Aucas.

Dopo aver localizzato la tribù, i cinque si accamparono nella giungla lungo le sponde di un fiume, pronti per incontrare qualche membro della tribù. Tutto sembrava procedere per il meglio, quando il contatto radio con le mogli si interruppe… le ricerche stabilirono che i cinque erano stati brutalmente assassinati.
Una morte inutile? Una tragedia che si poteva evitare? Dio, come sempre, era in controllo della situazione.
La loro storia ha ispirato tantissimi cristiani per più di mezzo secolo, cui fece seguito la consacrazione al Signore di centinaia di giovani in ogni parte del mondo.

NOI ABBIAMO PRESO LA DROGA

Adattamento radiofonico da:
NOI ABBIAMO PRESO LA DROGA
di David Wilkerson (Ed. GBU)

David Wilkerson (1931-2011) è stato un evangelista e pastore americano.
Dopo la scuola superiore, entrò al Central Bible College, fu ordinato ministro, e servì come pastore in piccole chiese della Pennsylvania.

Nel 1958 fu chiamato da Dio a New York per ministrare ai membri delle gang e ai tossicodipendenti della città, come racconta nel suo bestseller The Cross and the Switchblade (in italiano pubblicato come La croce e il pugnale che è successivamente diventato anche un film). Dal suo lavoro nelle strade con ragazzi problematici e affetti da dipendenze, nacque il ministero TeenChallenge, che offre diversi programmi di recupero a giovani, adulti e alle loro famiglie.

Wilkerson fondò anche Youth Crusades, CURE Corps e World Challenge e, nel 1987, la chiesa di Times Square.

Sentiva anche il forte peso di incoraggiare e fortificare i pastori e dal 1999 al 2008 viaggiò in tutto il mondo tenendo conferenze a questo scopo.

Per più di 40 anni, il suo ministero evangelistico incluse la predicazione, l’insegnamento e la scrittura.

Wilkerson ha sempre sfidato la sua chiesa ad ubbidire agli insegnamenti di Gesù. Egli predicava la santità di Dio, la sua giustizia e il suo amore, potenti messaggi biblici che incoraggiavano a vivere in modo giusto e in totale dipendenza da Dio.

IL VINO NUOVO E’ MIGLIORE

Adattamento radiofonico da:
IL VINO NUOVO E’ MIGLIORE
di Robert Thom (Ed. EUN)

Cresciuto in un orfanotrofio in Sud Africa in seguito alla prematura morte del padre, Robert Thom (1915-1980) è diventato un uomo senza speranza, alcolizzato e sull’orlo del suicidio. In mezo a questo labirinto senza uscita, ha scoperto il Cristo dell’Evangelo e la sua vita è stata completamente rinnovata dalla potenza dello Spirito Santo, divenendo uno dei più grandi evangelisti del XX secolo e predicando il potente messaggio di Gesù Cristo.

È stato autore di oltre 40 libri e numerosi trattati che hanno toccato le vite di un grandissimo numero di cristiani in tutto il mondo.

TORTURATO PER LA SUA FEDE

Adattamento radiofonico da:
TORTURATO PER LA SUA FEDE
di Haralan Popov (Ed. ECB)

E’ l’avventurosa e toccante storia personale del pastore Haralan Popov, un pastore, arrestato dalla polizia segreta bulgara con la falsa accusa di “essere una spia” per gli Stati Uniti e la Gran Bretagna. In un “processo farsa”, pubblicizzato in tutto il mondo, dopo la tecnica di lavaggio del cervello di Stalin e l’intensa tortura, Haralan ha confessato di essere una “spia”.

Il pastore Popov ha trascorso più di 13 anni in 16 prigioni e campi di concentramento comunisti per la sua fede intransigente in Gesù Cristo. Nonostante le tremende sofferenze e torture, ha continuato il suo lavoro per Dio all’interno della prigione per raggiungere i compagni di prigionia.

Dopo il rilascio di Haralan dal carcere il 24 settembre 1961, nonostante le assicurazioni del governo comunista che gli dicevano “non ti sarà mai permesso di lasciare la Bulgaria”, attraverso un rilascio miracoloso, Haralan si riunì con la sua famiglia nel 1963.

FORNACE

Adattamento radiofonico da:
FORNACE
di Michel Renevier (Ed. RdG)

E’ la testimonianza personale delle sofferenze sopportate da un ustionato e della vittoria riportata grazie all’unione della chirurgia plastica e ricostruttiva di Gesù Cristo, Figlio dell’Iddio Vivente.

Una famiglia che viveva unita, con quattro bambini, godendo della pace del Signore, conoscerà, nello spazio di qualche secondo, i tormenti della sofferenza e la lunga lotta verso la vittoria.

Un motociclista, che circolava a sinistra, causò un incidente stradale che provocò l’incendio del suo veicolo e dell’auto in cui muorì, bruciata viva, una ragazza di tredici anni che stava accanto a suo padre, pastore, il cui stato rimarrà critico per due settimane.
Venti interventi furono necessari ad un chirurgo coscienzioso e competente, per riparare il viso distrutto interamente e le mani mutilate. I due ragazzi, seduti sul sedile posteriore, uscirono vivi per miracolo.

Accettare la morte di questa figlia, vivere la propia vocazione senza nascondere le mutilazioni subite, fu la sorte di un uomo rigenerato e fortificato da Gesù Cristo, incoraggiato dai suoi, sostenuto dall’amore di tutti i credenti.

DALLA MAGIA NERA A CRISTO

Adattamento radiofonico da:
DALLA MAGIA NERA A CRISTO
di Doreen Irvine (Ed. CLC)

Dopo una triste fanciullezza vissuta in estrema povertà in tempo di guerra, Doreen Irvine fece fagotto e abbandonò il primo lavoro di domestica per cercare la sua fortuna a Londra.
Presto col nome di “Diana l’audace” cominciò a sperimentare una vita dedita alla prostituzione, allo spogliarello, al bere e alla droga. Poi venne in contatto con il satanismo tramite due ragazze del night dove lavorava e con loro conobbe il culto e i riti offerti quale adorazione a Satana stesso. Dal satanismo fece un altro passo verso la magia nera, fin quando divenne la “regina delle streghe nere”. In tutte queste esperienze fu accompagnata da una profonda solitudine.

Un giorno entrò in un teatro con l’intenzione di interrompere una riunione evangelistica, trovò, invece, il Cristo vivente attraverso la stessa predicazione che ella voleva impedire. Ne seguiva una lunga e violenta lotta per la sua completa liberazione dai demoni che avevano posseduto e torturato il suo corpo da anni. La straordinaria, ma autentica storia di Doreen Irvine è stata scritta per l’insistente richiesta fatta dai suoi amici e da quelli che sono stati aiutati dalla sua testimonianza di come Dio la liberò da Satana, dalle tenebre e dal dubbio, per portarla alla Sua meravigliosa luce.

NELLA SUA FORZA

Adattamento radiofonico da:
NELLA SUA FORZA
di Gwen Wilkerson (Ed. EUN)

Gwen, era la moglie di David Wilkerson, autore del bestseller La croce e il pugnale, che abbiamo già proposto in questa serie. Qui racconta con grande onestà la sua lotta e le indicibili sofferenze nell’aver dovuto affrontare a faccia a faccia il cancro. Infatti, per il suo male ha subito diverse difficili operazioni chirurgiche e la sua narrazione di come con l’aiuto di Dio ha superato le difficoltà, può essere di incoraggiamento e di conforto a molte persone in situazioni simili. Il fatto che anche nel matrimonio non è sempre possibile vivere senza malintesi che possono portare sull’orlo di gravi crisi ma che possono essere vinti soltanto per la grazia di Dio, dimostra l’onestà e la franchezza con cui Gwen ha scritto questo suo libro. Nella Sua forza è una testimonianza dal vero, che risponde a molte domande.

Il libo dal quale è tratta la versione radiofonica è stato ristampato più di recente con il tiltolo La croce e il bisturi e si ricollega idealmente a La croce e il pugnale, il best seller che ha fatto conoscere al mondo David Wilkerson, il marito di Gwen, come uno dei più fedeli servitori dell’Evangelo.

PROFUMO DAL PAKISTAN
Potevo anch’io chiamarlo Padre

Adattamento radiofonico da:
PROFUMO DAL PAKISTAN
Potevo anch’io chiamarlo Padre
di Bilquis Sheikh, Richard H. Schneider (Ed. Patmos)

Begum Bilquis nasceva il 12 dicembre 1912 nella città di Rawalpindi, vicino al suo piccolo villaggio ancestrale di Wah, nel nord del Punjab, in Pakistan. Suo padre era Nawab Muzaffar Ali Khan, un feudatario e autocrate del Punjabi e cugino dell’eminente statista e premier del Punjabi, Sir Sikandar Hayat Khan.

Bilquis era la più anziana sorella del giornalista pakistano Mazhar Ali Khan e zia dello scrittore Tariq Ali e anche la madre dell’ambasciatore Khalid Amir Khan. La sua famiglia faceva parte dell’élite feudale dell’Asia meridionale e deteneva il potere politico nella regione del Punjab.

Durante i primi 46 anni della sua vita, Sheikh non abbracciò né rifiutò la sua fede musulmana, scegliendo di credere solo in ciò che poteva vedere o spiegare. Divenne attiva nel lavoro politico, diplomatico e sociale, dopo il suo matrimonio con il generale Khalid Masud Sheikh, un alto funzionario del governo.

La sua storia non è semplicemente la storia di una persona islamica convertita al cristianesimo. Ma la cosa importante è che questa è una donna. Una donna pakistana di mezza età che, convertitasi al cristianesimo, e nonstante la sua posizione sociale arrivarono anche per lei insulti, minacce, problemi familiari e ostracismo sociale.

Nell’Islam non puoi chiamare Dio tuo padre. Gesù non è suo figlio e nemmeno noi possiamo diventare suoi figli o figlie. Il sottotitolo del libro da cui è tratta la storia, “Potevo anch’io chiamarlo Padre”, descrive l’audace passo compiuto da Bilquis a chiamare Dio suo Padre. Questo significava che non era più una musulmana ma una cristiana. Ciò descrive il cambiamento nell’atteggiamento verso Dio, il cambiamento nella fede in Dio, il cambiamento nella comprensione di Dio che deriva dal venire a Cristo.

La storia di Bilquis Sheikh mostra come una donna sia stata in grado di prendere posizione per Cristo, in un ambiente molto opprimente, discriminante e minaccioso.

Bilquis Sheikh è andata con il Signore il 9 aprile 1997 all’età di 85 anni.

DALLA PRIGIONE ALLA LODE

Adattamento radiofonico da:
DALLA PRIGIONE ALLA LODE
di Merlin Carothers (Ed. EUN)

Merlin Carothers, autore di “Dalla prigione alla lode” e altri sedici titoli, è noto in tutta la comunità cristiana. I suoi libri hanno venduto oltre 19 milioni di copie e sono stati tradotti in 59 lingue.
Il suo concetto di, lodare in tutte le cose, porta risultati che possono essere definiti miracolosi.

Questo semplice pensiero – che il popolo di Dio è destinato a lodarLo per tutto ciò che accade nelle loro vite – si basa sulle promesse scritturali. La Bibbia ci dice in Romani 8:28: “E sappiamo che tutte le cose cooperano insieme per il bene di coloro che amano Dio”. Non c’è niente che non possa volgere al bene e essere una fonte di crescita spirituale per coloro che amano e confidano nel Signore.

Merlin Carothers prestò servizio come paracadutista nell’82a aviotrasportata durante tre grandi campagne della seconda guerra mondiale, poi come guardia del generale Eisenhower. Successivamente divenne cappellano militare col grado di tenente colonnello dell’esercito degli Stati Uniti, pilota della Civil Air Patrol, autore, docente, pastore ed evangelista.

VERSO LA CIMA

Adattamento radiofonico da:
VERSO LA CIMA
di Rosalind Goforth (Ed. Centro Biblico)

Rosalind Goforth (1864-1942) è nata in Inghilterra prima di trasferirsi a Montreal, in Canada, con i suoi genitori all’età di tre anni. Crescendo, Rosalind intendeva seguire suo padre come artista fino a quando non incontrò e sposò il missionario presbiteriano Jonathan Goforth. Insieme, sono diventati i principali missionari in Cina e Manciuria nel ventesimo secolo. Hanno avuto undici figli, cinque dei quali sono morti da neonati o bambini piccoli.

LA VITA DI MOODY

Adattamento radiofonico da:
LA VITA DI MOODY
di Arthur Fitt (Ed. EUN)

Dwight L. Moody (1837-1899), fu potentemente usato dal Signore per cambiare la vita di milioni di persone in America, in Europa e in altre parti del mondo. Moody parlò di una meravigliosa esperienza avuta col Signore dicendo che, come l’apostolo Paolo, non aveva parole per descriverla: “Ebbi una tale rivelazione del Suo amore che dovetti chiedere a Dio di fermare la Sua mano”. Come risultato della sua consacrazione al Signore, folle di decine di migliaia di persone venivano ad ascoltarlo predicare. R.A. Torrey, nel suo libro “Perchè Dio usò D. L. Moody”, lo definisce: completamente arreso a Dio, uomo di preghiera, zelante nello studio della Parola di Dio, umile, libero dall’amore per il denaro, avente un’amore consumante per i perduti, unto con potenza dal Signore.

Dwight Lyman Moody è stato un evangelista ed editore statunitense, fondatore della Chiesa Moody, della Northfield School e della Mount Hermon School nel Massachusetts (ora Northfield Mount Hermon School), del Moody Bible Institute e della Moody Press.

Il lavoro di Moody a Chicago era alla guida della più grande “scuola domenicale” del suo tempo. Lavorò così tanto da avere in un anno 650 studenti. Divenne così famoso che il neo-eletto presidente Abraham Lincoln visitò la scuola il 25 novembre 1860.

Dopo che la Guerra di secessione americana ebbe inizio, venne coinvolto nella Commissione Cristiana statunitense della YMCA.

Fu durante un viaggio in Inghilterra che divenne famoso come evangelista, al punto che alcuni sostennero che fu il più grande evangelista del XIX secolo. Le sue prediche ebbero un impatto pari a quelle di George Whitefield e John Wesley in Inghilterra, Scozia e Irlanda. In diverse occasioni riempì sale da 2.000/4.000 posti. Nel Palazzo dei Giardini Botanici, un incontro ebbe la partecipazione di 15/30.000 persone. Questa affluenza continuò per tutto il 1874 e 1875, con folle di migliaia di persone a tutti i suoi incontri. Quando tornò negli Stati Uniti, folle dalle 12.000 alle 20.000 persone erano comuni, come era avvenuto in Inghilterra. Il presidente Grant e alcuni membri del suo gabinetto parteciparono ad un suo incontro il 19 gennaio 1876. I suoi incontri evangelistici si tennero da Boston a New York, in tutto il New England e fino a San Francisco, e ad altre città della West coast da Vancouver a San Diego.

Fonte: WIKIPEDIA

KATHY

Adattamento radiofonico da:
KATHY
di Barbara Miller, Charles Paul Conn (Ed. EUN)

I misteri della vita e della morte, della sofferenza e della guarigione oltrepassano la comprensione umana.

Nessun essere umano può garantire che la tragedia non lo sfiorerà nè lo colpirà la morte …
I Miller sono una famiglia normale, che ha avuto la sua parte di graffi, contusioni, piccole emergenze. Ma quando, in seguito ad un improvviso incidente, la tredicenne Kathy rimase gravemente ferita, la famiglia Miller si trovò a fronteggiare un trauma mai conosciuto prima.

La tragedia colpì i Miller, ma non li vinse. Perchè essi scoprirono l’amorevole presenza di un Dio che dà la capacità di trasformare la tragedia in trionfo.
KATHY è la storia della loro vittoria, la storia di una ragazza ormai priva di vita ma ritornata a vivere.

AMBURGO ’44

Adattamento radiofonico da:
AMBURGO 44-45
di Erino Dapozzo (Ed. EUN)

Amburgo ’44 non è una vera e propria storia di guerra e non è nemmeno un saggio contro questa o quella parte che ebbe rilevanza nel grande ultimo conflitto mondiale.

Sullo sfondo tragico della Germania di Hitler nel 1944 ad Amburgo, gli episodi avvincenti narrati da Erino Dapozzo ci ripropongono soprattutto alla meditazione i temi dell’odio e delle violenze come conseguenza della malvagità e del disordine spirituale. In modo tutto particolare le riflessioni di Erino Dapozzo ci inducono a valutare e approfondire un nostro personale rapporto con Dio. Molto spesso, nel momento del pericolo e della sofferenza, si trova chi si chiede se Dio ci sia e dove sia; Erino Dapozzo, proprio in quelle circostanze, lo vediamo credere fermamente che ‘tutto coopera al bene’ suo e ringraziare perciò con tutto il cuore il Signore. E quella fede si rivela dimostrazione di cose che non si vedono, la fede della Bibbia.

IMPARARE A DIRE ADDIO

Adattamento radiofonico da:
IMPARARE A DIRE ADDIO
di Ingrid Trobish (Ed. GBU)

Ingri Trobish era la moglie di Walter Trobish, celebre autore di numerosi saggi.
Per sopravvivere dopo essere rimasta vedova, l’Autrice deve passare per una rinascita che è come un lungo viaggio in essa rievoca fatti del passato, riflette con sincerità su se stessa, approfondisce il suo rapporto con Dio, Signore e Consolatore. Dalla sua storia e testimonianza emergono forza e incoraggiamentoper chi deve affrontare l’esperienza di un lutto.

CORRI PUPO, CORRI

Adattamento radiofonico da:
CORRI PUPO, CORRI
di Nicky Cruz e Jamie Buckingham (Ed. EUN)

Ha detto di questo libro Billy Graham: “La storia di Nicky Cruz, uno dei protagonisti del libro “La croce e il pugnale” è eccezionale. In essa vi sono tutti gli elementi della tragedia, della violenza e dell’intrigo, più il maggiore di tutti gli ingredienti: la potenza dell’Evangelo di Gesù Cristo. La popolazione adulta non può ignorare i giovani con i loro impressionanti problemi del secolo. Essi cercano un significato nella vita. Non sono innamorati dei nostri tabù ormai consunti dal tempo. Essi richiedono che vi sia sincerità nella religione, onestà nella politica e giustizia per i non privilegiati. CORRI PUPO, CORRI è una storia avvincente! Spero che sia letta da un gran numero di persone e che quelli che la leggeranno possano pervenire alla conoscenza del Cristo che trasformò il cuore vuoto e irrequieto di Nicky Cruz, facendo di lui una leggenda cristiana dei nostri tempi” (Billy Graham).

IL NASCONDIGLIO

Adattamento radiofonico da:
IL NASCONDIGLIO
di Corrie Ten Boom, in collaborazione con Elizabeth Sherrill , John L. Sherrill (Ed. EUN)

Ambientato nel 1940, è la storia appassionante e tragica delle vicende che hanno rivoluzionato la vita dell’autrice, dal “nascondiglio” in cui la sua famiglia ospitava i perseguitati dai nazisti, ai lager in cui persero la vita i suoi cari. Un susseguirsi di miracoli e di esperienze orribili, di paure e di vittorie, in cui, però, è sempre la fede incrollabile nel Dio vivente ad avere l’ultima parola. “Nessun burrone è tanto profondo che Egli non sia ancora più profondo”, sarà la frase con cui Corrie ricorderà quei giorni.

La storia (immagini tratte dal film).
1940: la guerra e l’odio invadono l’Europa. Questa è la storia di una famiglia di orologiai olandese che non voleva smettere di amare e ha rischiato tutto per il bene degli altri e per l’amore di Cristo. La famiglia Ten Boom accoglie in una stanza segreta della propria casa di Haarlem, vicino ad Amsterdam, nei Paesi Bassi, dapprima una donna ebrea, poi una coppia di anziani, poi intere famiglie.
L’appartamento sopra il negozio del padre diventa un vero e proprio nascondiglio per tanti ebrei i cui nomi sono sulle liste nere degli occupanti nazisti. Poi una trappola li portò ad essere scoperti e all’arresto di tutta la famiglia. Il padre muore. Corrie e la sorella Betsie vengono mandate in un campo di concentramento. Poteva l’amore di Dio brillare anche in mezzo agli orrori di un olocausto e di un campo di concentramento?

Nonostante le umiliazioni e le privazioni, Betsie ringrazia Dio per ogni bene, sia fisico che spirituale. Corrie invece trova difficile essere grata per ogni cosa. La marea di odio quasi la sommerge, ma Betsie ammonisce: “Non odiare, Corrie. Non odiare”.

Quando Betsie muore, Corrie prega: “Signore che la tua volontà sia il mio nascondiglio”.

Le memorie stupende di Corrie ten Boom sono state di grande ispirazione per milioni di persone. Un susseguirsi di miracoli e di esperienze orribili, di paure e di vittorie, in cui, però, è sempre la fede incrollabile nel Dio vivente ad avere l’ultima parola.

LEONE DI PIETRA, LEONE DI GIUDA

Adattamento radiofonico da:
LEONE DI PIETRA, LEONE DI GIUDA
di Giacobbe Damkani (Ed. UCEB)

E’ questa l’incredibile e affascinante autobiografia di Iacòv Damkani, un ebreo messianico che in questa sua autobiografia racconta la sua vita dissoluta prima di conoscere il Messia. L’incontro con Yeshùa e la conversione, seguiti dalla chiamata da parte di Dio a servirLo tra gli israeliti, suoi fratelli secondo la carne, faranno di lui una persona nuova.
La sua storia inizia quando, poco più che bambino, era il 1964, si ritrova la mente piena di domande senza risposta. La storia e le vicissitudini del suo popolo rientravano davvero in un disegno Divino? Perché proprio Israele e non un altro popolo? Perché proprio lui apparteneva a questo popolo e in questa generazione? E quale era la sua parte in questo piano?
Quello che la sua giovane mente vede in quel periodo è sì l’alto tributo di sangue che Israele ha pagato e continua a pagare, ma intravede anche il miracolo della sopravvivenza e della protezione divina.

Il giovane Iacòv Damkani, cresce in una famiglia rispettosa degli insegnamenti e delle tradizioni ebraiche. Con il padre, assiduo frequentatore della sinagoga, partecipa a tutti i riti, ricorrenze e feste che la tradizione impone. Iacòv assorbendo tutto questo, è da un lato compiaciuto e fiero di essere parte del popolo di Dio, dall’altro lato però cominciano ad affacciarsi nella sua mente dubbi e perplessità. Tra le pareti della sinagoga, gli venivano in mente i pensieri più “eretici”, come lui stesso li chiamerà. Il Dio degli Ebrei era solo quel Dio che veniva “srotolato” e riposto all’occorrenza? Perché era così lontano? Come si faceva ad amarlo? Nonostante l’atmosfera di santità, gli sembrava inoltre che la casa del Signore fosse diventata una spelonca di ladri e un commercio di cose sacre.

Nonostante il suo grande amore per lo studio delle Sacre Scritture, il passaggio dall’ambiente religioso in cui era finora vissuto alla mondana Holon, con le sue spiagge aperte e la sua atmosfera da grande città, presto lo coinvolgerà completamente.

Nel 1964, dopo un periodo di aperta ribellione verso la famiglia e ogni forma di autorità, lascia il suo paese, Israele, per stabilirsi in America. Il grande e immenso mondo sembrava essere per lui l’unica possibilità per trovare un senso e una realizzazione alla propria vita. Negli Stati Uniti, dopo un primo tempo vissuto con una certa precarietà, riesce finalmente ad aprire un negozio di gioielli nel New Jersey. Le cose adesso sembrano andare veramente bene; il suo sogno si sta finalmente realizzando. Rientrato per un breve periodo in Israele, si sente eccitato e deluso allo stesso tempo, a volte come imprigionato in una gabbia che si è costruito da solo. L’unica cosa che desidera è ritornare in America, la sua nuova patria. Mentre prepara la valigia, nella casa dei suoi genitori, ritrova la sua vecchia Bibbia ebraica; la porta con sé e la espone sul bancone della gioielleria. Questa Bibbia gli farà fare la conoscenza di Jeff, un ragazzo americano che ha vissuto per un certo periodo in Israele durante la guerra dello Yom Kippur.

Iniziano fra i due una serie dialoghi sul Testo Sacro e tutto ciò comincia seriamente ad incuriosire Iacòv, finché, leggendo il Nuovo Testamento vi scopre Yeshùa, il Messia. Ad un certo punto però sente che Dio che lo sta richiamando in Israele, quindi abbandona il suo sogno americano e ritorna in patria pronto a seguire il suo Signore e a dedicarsi al suo popolo.

IL PILOTA DELLA JUNGLA

Adattamento radiofonico da:
IL PILOTA DELLA JUNGLA
(Jungle Pilot)
di Russell T. Hit

Nathanael Saint era un pilota missionario cristiano evangelico in Ecuador che, accompagnato da altri quattro missionari, fu ucciso mentre tentava di evangelizzare il popolo Huaorani attraverso sforzi noti come Operazione Auca.

Nate Saint è nato nel 1923. All’età di sette anni ha preso il suo primo viaggio in aereo con suo fratello Sam, che alla fine sarebbe diventato un pilota commerciale per l’American Airlines. Mentre era in aereo scoperse l’amore per il volo. La sua famiglia era piuttosto insolita. I suoi fratelli avevano realizzato un patio per dormire sul tetto della loro casa e suo padre aveva costruito delle montagne russe nel cortile sul retro. Nate entrò nell’esercito, era di stanza a Las Vegas NV, ma fu trasferito in molte altre località nel corso degli anni. Circa un anno prima di essere congedato, per poco non moriva mentre scalava una montagna nello Yosemite National Park. Quell’incidente lo fece riflettere sul valore e scopo della sua vita.

Quando un amico ha chiese a Nate di riparare un aereo da qualche parte in Messico, accettatò. Dopo aver riparato l’aereo, scoperse il bisogno delle sue capacità nel campo del lavoro missionario e anche una nuova consapevolezza del valore delle missioni. Dopo essere andato al Wheaton College, Nate sposò Marjorie Farris nel 1948, poi si trasferì a Shell Mera, in Ecuador. Qui, Nate costruì una casa che sarebbe servita anche come pensione e centro radiofonico con gli altri missionari.

Nel settembre 1955, Nate fu raggiunto dai suoi compagni di squadra, Jim Elliot , Ed McCully , Pete Fleming e Roger Youderian. Nate finalmente, durante una ricerca aerea trovò un insediamento Huaorani, noti anche come Aucas. Per raggiungere la tribù, Nate e la squadra depositarono dall’aereo dei doni in un secchio. Gli Huaorani erano temuti da altri equadoriani, perché combinavano il desiderio di essere lasciati soli con la volontà di usare la forza. In passato avevano attaccato e ucciso qualsiasi intruso. Tuttavia, la tribù era entusiasta di ricevere i doni e contraccambiò a sua volta con altri. Alla fine, i missionari decisero di provare a incontrare gli Huaorani sul terreno; il 3 gennaio 1956, atterrarono sulla spiaggia accampandosi a quattro miglia dall’insediamento di Huaorani. Il loro contatto iniziale fu incoraggiante; tuttavia, domenica 8 gennaio 1956, l’intera squadra fu uccisa sulla spiaggia, conosciuta come “Palm Beach”. Nate Saint fu il terzo dei cinque missionari ad essere colpito a morte con la lancia.
Le ricerche stabilirono che i cinque erano stati brutalmente assassinati. Una morte inutile? Una tragedia che si poteva evitare? Dio, come sempre, aveva il controllo della situazione. Gli Aucas furono raggiunti dal Vangelo e sull’esempio di questi cinque martiri centinaia di giovani si sono consacrati al Signore in ogni parte del mondo.

Steve Saint, il figlio di Nate, che ha anche aiutato a scrivere Jungle Pilot, basato sul diario di suo padre, in seguito ha lavorato con il popolo Huaorani e viaggiato in tutto il mondo, predicando il Vangelo, spesso accompagnato da Mincaye, un membro della tribù che assasinò suo padre. Un documentario basato sulla storia, Beyond Gates of Splendor , è uscito nel 2005. In italiano è disponibile il libro Oltre le porte di splendore, edizioni UCEB, scritto dalla moglie di uno dei cinque, Elisabeth Elliot. Nel 2006 è uscito il film, End of the Spear (La punta della lancia, in italiano).  Steven Curtis Chapman ha scritto la canzone No Greater Love, come tributo a Nate e ai suoi compagni missionari, a testimonianza di come il loro lavoro alla fine è arrivato a buon fine.

Tradotto e adattato da da wikipedia.org

PANDITA RAMABAI

Adattamento radiofonico da:
PANDITA RAMABAI
di Helen S. Dyer (ADI-Media)

Nel 1924 usciva l’edizione completa della Bibbia tradotta in marathi, lingua parlata da milioni di persone in India. La sua autrice, Ramabai Sarasvati, aveva lavorato alla traduzione dei testi sacri dal 1904 alla morte, nel 1922. Con questa traduzione, Ramabai voleva avvicinare più persone possibile alla Parola di Dio, che ella stessa aveva scoperto molti anni prima e che l’aveva fatta convertire al cristianesimo.

Ramabai Sarasvati era nata nel 1858 in una delle caste più elevate dell’India. Durante l’infanzia imparò il sanscrito dal padre, cosa ben poco abituale in un Paese in cui le donne non avevano diritto all’istruzione ed erano costrette a sposarsi quando erano ancora bambine. Suo padre le insegnò anche a credere negli dèi della religione che professava, quella brahmanica, dèi a cui chiese aiuto e consolazione quando la disgrazia si abbatté sulla sua famiglia.

Verso il 1871 una terribile carestia colpì la regione in cui vivevano, e in poco tempo lei e il fratello persero i genitori, mentre gli dèi che avevano implorato rimanevano in silenzio. Ramabai sentì allora che l’avevano abbandonata. Dopo aver vagato per migliaia di chilometri, Ramabai e il fratello arrivarono a Calcutta, dove i saggi della città rimasero impressionati dalle conoscenze linguistiche e religiose della ragazza, alla quale decisero di concedere il titolo di Pandita, che significa “Dottoressa”.

A Calcutta Ramabai si sposò con un amico del fratello, che era morto nel 1880. Nella sua nuova casa entrò a contatto con dei missionari cristiani, che le regalarono una Bibbia in sanscrito. La gentilezza di quegli uomini e le parole che lesse nei Vangeli fecerò sì che iniziasse a porsi varie domande. In meno di due anni Ramabai rimase vedova con un bambino piccolo.

Ramabai continuò ad avvicinarsi alle parole di Cristo, scoprendo sorpresa che nel cristianesimo non esistevano caste né le differenze tra uomini e donne per le quali lei aveva tanto sofferto. Ramabai si convinse che le idee di Gesù avrebbero potuto trasformare la condizione delle donne del suo Paese. Durante un viaggio in Inghilterra si convertì al cristianesimo, e anni dopo fondò una missione cristiana in India seguendo i modelli imparati dai missionari. Il suo progetto si basò su una visione che ebbe, ispirata a suo avviso dallo Spirito Santo, secondo la quale migliaia di donne cristiane indù avrebbero portato la Parola di Dio in tutta l’India. Ramabai si coinvolse in varie organizzazioni missionarie cristiane e fondò anche una propria missione, che opera ancora oggi.

Al termine della sua vita decise di realizzare un importante progetto di evangelizzazione: tradurre la Bibbia in una delle lingue più parlate in India, il marathi. Quest’opera le richiese quasi due decenni di duro lavoro, e venne terminata pochi giorni prima della sua morte.

Tratto da  aleteia.org

NON AVRAI ALTRO DIO ALL’INFUORI DI ME

Adattamento radiofonico da:
NON AVRAI ALTRO DIO
ALL’INFUORI DI ME
La difficile scelta di Ann…

DISCOTECA, CARCERE, EROINA

Adattamento radiofonico da:
DISCOTECA, CARCERE, EROINA
di Jurg Schmid (DLC)
L’appassionante storia di un re delle discoteche.

 

LA CROCE E IL PUGNALE

Adattamento radiofonico da:
LA CROCE E IL PUGNALE
di David wilkerson (EUN)

L’appassionante storia di un uomo che, ispirato dalla fede, operò miracolosi cambiamenti di personalità. Il conflitto millenario tra il bene e il male si rivela in modo drammatico in queste esperienze di un predicatore di campagna, David Wilkerson.
Nel 1958, spinto ad aiutare sette giovani sotto processo nella città di New York per l’assassinio di un tredicenne poliomelitico, diede inizio alla fondazione del centro di riabilitazione Teen Challenge Center che ha salvato molti giovani dalla delinquenza e dalla droga.
Assistenti sociali e tutori dell’ordine tributarono una riconoscenza entusiastica per i miracoli di conversione e trasformazione ottenuti da questo modesto predicatore. La croce e il pugnale affronta la tragica realtà della droga e della delinquenza giovanile nella giungla d’asfalto di New York, come di ogni altra grande città.

Dal libro di David Wilkerson è tratto il film “La croce e il coltello” con Pat Boone, Erik Estrada, Jackie Giroux, Dino de Filippi, Jo-Ann Robinson.
La terribile realtà delle vittime della droga e della violenza nella metropoli. Il film propone un’altrettanto reale risposta a questa tragedia umana.
Nicky ha fatto dell’odio e della violenza la sua ragione di vita. In incontro sorprendente cambia la sua vicenda personale.

“La croce e il coltello” è stato un film diffuso in 79 nazioni. Il suo messaggio ha toccato la vita di migliaia di persone.

PER QUESTA CROCE TI UCCIDERO’

Adattamento radiofonico da:
PER QUESTA CROCE TI UCCIDERO’
di Bruce Olson (EUN)

Che cosa succede quando un giovane diciannovenne lascia la propria casa per andare a evangelizzare una crudele tribù di Indios sudamericani? Per Bruce Olson ha significato prigionia, malattia, terrore, solitudine e tortura. Ma ciò che ha scoperto attraverso le prove e gli errori ha rivoluzionato il mondo missionario.

Quando aveva solo 19 anni, comprò un biglietto di sola andata per il Sud America e viaggiò nelle giungle inesplorate della Colombia nord-orientale. Lì  trovò i Motiloni, una tribù indiana feroce e primitiva.

I Motiloni lo chiamavano “Bruchko” perché è così che pronunciavano il suo nome. Sebbene Olson non avesse alcuna sponsorizzazione ufficiale da parte di un consiglio o di un’organizzazione missionaria, negli anni seguenti istituì cliniche e scuole mediche per la tribù, tradusse Scrittura nella loro lingua e guidò molti di loro nell’accettare Cristo come Salvatore.

Per questa croce io ti ucciderò, da cui è tratta la versione radiofonica, è un classico della letteratura missionaria di ogni tempo. Bruce Olson è un eroe missionario moderno che ci ha mostrato come raggiungere oggi tribù ancora sconosciute.

Il piccolo ma instabile paese della Colombia è stato a lungo afflitto da crescenti problemi, tra cui rivolte rivoluzionarie e saccheggi dai baroni della droga. Nel mezzo del pericolo e delle turbolenze del traffico di cocaina, Olson ha conquistato con calma ed efficacia l’amore e il rispetto dei Motiloni, e di fatto l’intera nazione.

Olson visse e lavorò con i Motiloni fino all’ottobre 1988, quando arrivò la notizia che era stato catturato da una banda di terroristi guerriglieri intenti a controllare il territorio dei Motiloni come parte della loro strategia di rivoluzione. Bruce restò per nove mesi e subì continue torture e minacce di morte.

Alla fine, uno dei leader della guerriglia, riconobbe di avere sbagliato nel farlo prigioniero e lo liberò.  Durante la prigionia Olson condusse molti guerriglieri al Signore. Olson è grato che Dio stesse tranquillamente elaborando la sua volontà sovrana, non solo nella sua vita, ma nella vita di tutti i soggetti coinvolti: i Motiloni e altri popoli tribali, il popolo della Colombia, i guerriglieri e, in effetti, le persone di tutto il mondo.

Il lavoro di Bruce continua oggi. Molti professionisti si sono laureati nelle università colombiane, tra cui medici, traduttori, studiosi della Bibbia, guardie forestali, agronomi e molti di più come apprendisti tecnici e diplomati. Tutti gli studenti sono tornati tra le rispettive comunità condividendo l’esperienza delle loro nuove conoscenze acquisite.

TRE ORE DI VITA

Adattamento radiofonico da:
TRE ORE DI VITA
di William A. Fagal

E’ la storia della conversione di Samuel Woodrow Tannyhill. La sua infanzia travagliata lo portò in contatto con la gente sbagliata e i suoi approcci con la legge diventarono più audaci e frequenti.
Nel 1955, un tentativo di rapina a Fremont, nell’Ohio, costò la vita a una cameriera, e Sam fu condannato per omicidio di primo grado e condannato a morire sulla sedia elettrica. Ma prima che finisse la sua vita terrena, Gesù Cristo diede una nuova vita a Sam Tannyhill.

L’ABRI’

Adattamento radiofonico da:
L’ABRI’
di Edith Schaeffer (CEM)

Il Rifugio (L’Abrì in francese), si trova nell’incantevole villaggio svizzero di Huémoz. Questa è una storia personale che ci rende partecipi delle vicende intime della famiglia Schaeffer, delle loro prove, dei momenti di gioia e di dolore, delle gravi malattie da affrontare e di enormi difficoltà quotidiane.

Solo alla fine comprendono che tutte queste esperienze sono state gli strumenti tramite i quali il Signore li aveva preparati per poter creare quel rifugio in cui centinaia di persone sarebbero state accolte ed in cui avrebbero conosciuto Dio.

A “L’Abrì coloro che avevano bisogno di Dio erano protetti da tutti i venti contrari alla fede e al loro personale ed intimo incontro con Dio: la politica, la violenza, il religiosismo formale, le filosofie umanistiche ecc.

L’autrice, Edith Rachel Merritt Schaeffer è stata co-fondatrice di L’Abri, omonima organizzazione cristiana. Era la moglie di Francis Schaeffer.

JONI

Adattamento radiofonico da:
JONI
di Joni Eareckson Tada (EUN)

Un tuffo in acqua, nel 1967, lasciò Joni Eareckson, allora diciassettenne, quadriplegica, condannta a vivere su una sedia a rotelle.

Quello che viene raccontato in questa sua autobiografia è la storia della sua lotta per accettare e adattarsi al suo handicap e dare significato alla vita.

“La mia vita… e le vite di milioni di persone che la conoscono attraverso i suoi libri e la sua arte… sono state arricchite dall’eccezionale profondità della sua fede e sono state sfidate dalla sua grande riserva di coraggio”, disse di lei Billy Graham.

Joni è ora un avvocato di fama internazionale per le persone con disabilità. È la fondatrice e CEO di Joni and Friends International Disability Center, autrice di best seller di oltre 50 libri, conduttrice radiofonica e televisiva e ospite in numerosi media.
Joni e suo marito, Ken, risiedono in California. Puoi saperne di più su Joni e il suo ministero su www.joniandfriends.org

DESTINATA A SOPRAVVIVERE

Adattamento radiofonico da:
DESTINATA A SOPRAVVIVERE
di Johanna-Ruth Dobschiner

Questa è la drammatica storia di un’infanzia devastata dai nazisti. Johanna-Ruth Dobschiner, allora adolescente, è l’unica superstite della sua famiglia ebrea annientata dai tedeschi. Testimone agghiacciante di questa crudeltà riesce a fuggire miracolosamente a salvarsi.

Quando aveva due anni i suoi genitori lasciarono la Germania per fare ritorno in Olanda, ad Amsterdam per far fronte a crescenti incidenti antisemiti che stavano accadendo a Berlino. La città non doveva essere un rifugio sicuro quando i tedeschi l’invasero e la Gestapo iniziò a radunare ragazzi ebrei. I due fratelli di Hansie, così veniva chianmata Johanna-Ruth, furono i primi della famiglia ad essere presi, trascinati via mentre camminavano per le strade. La famiglia fu successivamente informata che uno dei ragazzi era stato ucciso.

Nell’aprile del 1943 i soldati si fecero strada fino a casa loro e presero i genitori di Hansie e gli orfani che vi erano rifugiati. Sarebbe stata presa anche lei, ma i soldati non riuscirono a guardare dietro una parete che separava la sua stanza da quella degli orfani. Terrorizzata, rimase immobile nel suo letto mentre la casa veniva perquisita. Entrambi i suoi genitori furono uccisi nei campi di concentramento.

Tre mesi dopo i nazisti la presero mentre lavorava come infermiera. Anche mentre veniva portata via, si offrì di prendersi cura dei bambini e delle altre persone arrestate nonostante ciò che stava accadendo anche a lei.

All’età di 18 anni, uno sconosciuto tagliò dalla sua giacca la stella gialla e la condusse in una casa sicura. Trascorse il resto della guerra nascondendosi in soffitte protetta dalla Resistenza Olandese. Quello sconosciuto era Bastiaan Ader, un pastore cristiano che contribuì a salvare la vita di oltre 200 ebrei. Arrestato e torturato si rifiutò di dare alla Gestapo un solo nome e fu ucciso.

Fu mentre Hansie si nascondeva nella sua tana che lesse per la prima volta il Nuovo Testamento. In questo modo giunse alla fede cristiana pur rimanendo legata alla sua identità ebraica rendendosi conto che è stata destinata per vivere in più di un modo …

Johanna-Ruth Dobschiner, scrittrice, sopravvissuta all’Olocausto, nata nel 1925, è morta il 13 agosto 2002.

DIO DIRIGE I MIEI AFFARI

Adattamento radiofonico da:
DIO DIRIGE I MIEI AFFARI
di Albert W. Lorimer (EUN).

Agli inizi del Ventesimo secolo Robert LeToumeau, giovane apprendista metallurgico, viveva la sua vita rincorrendo una felicità fatta di piaceri, finché incontrò una persona che presto divenne il centro concreto della sua esistenza: Gesù Cristo.

Tutto cambiò! Robert sviluppò una relazione così intima con Dio da potergli chiedere di diventare il proprio “socio in affari”.

Presto LeTourneau scoprì di avere un innato talento per la meccanica e l’invenzione, che lo portò a creare i famosi bulldozer che portano il suo nome, e diventò un grande costruttore di macchine movimento terra. Le sue aziende contano oltre dodicimila dipendenti che operano in diversi stabilimenti diffusi in tutti gli Stati Uniti e anche all’estero. Da una sua idea è nata la Le Tourneau University di ingegneria meccanica elettronica (a Longview, Texas), una tra le più quotate negli Stati Uniti d’America.

Fino alla morte nel 1969 Robert Le Tourneau ha diviso la sua vita tra l’azienda, le opere di carità e la testimonianza cristiana, in cui ha sempre attribuito tutto il suo successo al fatto che “Dio dirige i suoi affari”, non solo in modo figurativo ma decisamente concreto.

 

LA VITA DI GEORGE MULLER

Adattamento radiofonico da:
LA VITA DI GEORGE MULLER

E’ La storia di un uomo di fede e preghiera, il quale ha osato credere che Dio era potente da provvedere a tutti i suoi bisogni, sia personali sia quelli di migliaia di orfani di cui si stava prendendo cura.

Giorgio Muller ( 1806-1898 ) è l’uomo di Dio noto per aver fondato parecchi orfanotrofi e, così, accolto migliaia di bambini che la grande città di Londra lasciava che si trascinassero nei quartieri più poveri o alloggiassero nelle sue prigioni. Egli non disponeva personalmente di nessuna risorsa: la sua fede contava sui doni che Dio gli mandava sempre al momento opportuno in risposta alle sue preghiere. Ecco che una mattina non rimase più denaro nelle casse di uno degli orfanotrofi e nelle sue cucine non c’era la minima provvista. Fiducioso, nonostante tutto, Muller scese nel refettorio: “I bambini erano seduti al loro posto, annota nel suo quaderno, sulle tavole c’erano i piatti e le scodelle, ma tutti i piatti erano vuoti”. In piedi, in mezzo ai ragazzi, Muller ringrazia Dio per quello che vorrà dare loro. Mentre sta terminando la sua preghiera, bussano alla porta: è un suo vicino, il fornaio, non ha potuto dormire e per tutta la notte, ha pensato che gli orfani avrebbero avuto bisogno di pane; così ne porta. Appena uscito costui, arriva il lattaio che dice: “L’assale del mio carro che impiego per la consegna a domicilio del latte si è rotto proprio davanti alla vostra casa. Devo scaricarlo per farlo riparare. Potete utilizzare questo latte?
“Nessuno di quelli che sperano in Te sarà confuso” ( Salmo 25:3 ).

LA RAGAZZA CHE VIVEVA CERCANDO DIO

Adattamento radiofonico da:
LA RAGAZZA CHE VIVEVA CERCANDO DIO
Traduzione di L. Geymonat (GBU, Roma).

Era nata a Toronto il 17 dicembre 1901. I suoi genitori, Sam e Alice Millar, erano cristiani, ma quando era studentessa all’Università della British Columbia un professore la prendeva in giro per aver accettato ciecamente la fede dei suoi genitori.
Da quel momento decise di mettere tutto in discussione; si gettò nella vita studentesca e fu presto una delle studenti più famose dell’università: vivace, attraente, una ballerina meravigliosa e una luce guida nella Dramatic Society. Ma niente di tutto questo la appagava, finché non giunse a una vera conversione a Cristo.

Isobel si iscrisse al Moody Bible Institute di Chicago. Per sopravvivere lavorava per lunghe ore come cameriera imparando molte lezioni sul “vivere per fede”.
Quando Isobel si offrì volontaria per servire con la China Inland Mission, fu inizialmente respinta. Fu per lei un momento doloroso, ma le servì per formare il suo carattere e acquisire una maggiore umiltà. Il ritardo le diede l’opportunità di servire in una missione evangelistica femminile a Vancouver – una preparazione inestimabile per il campo di missione. Molte delle giovani donne che raggiunse divennero perseveranti sostenitrici della preghiera del suo futuro ministero tra la gente di Lisu.

Isobel salpò per la Cina nel 1928 e iniziò l’addestramento linguistico. Dopo un anno sposò John Kuhn, anch’egli al servizio del CIM, che era arrivato in Cina qualche tempo prima di lei. Tra il 1929 e il 1934 John e Isobel prestarono servizio a Chengchiang, e poi a Tali, nella provincia dello Yunnan, nella Cina sud-occidentale. Nel 1934 si trasferirono nelle montagne del North West Yunnan per lavorare tra il popolo animista di Lisu.

I suoi resoconti riportano modo in cui Dio usa la preghiera di intercessione per promuovere i suoi propositi. Dopo un incontro significativo, in cui un leader tribale rinunciò a una faida di lunga data, Isobel registrò l’ora esatta, sapendo che doveva esserci stato un preciso  sostegno alla preghiera.
Mesi dopo un anziana sostenitrice della preghiera scrisse chiedendo cosa fosse successo in quella data e in quel momento. Questa signora aveva avuto un tale peso di intercedere per il villaggio dei tre clan che aveva telefonato a due amiche. Tutte e tre rimandarono le faccende domestiche e trascorsero la mattinata a intercedere per i clan rivali.
Isobel commentò: “Ora questi guerrieri di preghiera non erano apparentemente dei potenti della terra. La signora K era delicata, aveva un cuore. La signora W si aspettava un’operazione seria e la signora J stava diventando cieca. Tutti e tre erano troppo fragili fisicamente per attraversare la piccola città e riunirsi in un unico luogo, ma ognuna di loro era unita alle altre nello spirito”.

Nel 1950 il conflitto tra comunisti e nazionalisti rendeva insostenibile la situazione dei missionari. Isobel e Daniel fuggirono oltre il confine con la Birmania e tornarono in America, dove si riunirono con la figlia Kathryn che era ormai al college. A John fu chiesto di esaminare i bisogni di lavoro evangelistico tra le tribù del nord della Thailandia. Scrisse a sua moglie: “Il campo è davanti a noi. La porta è ancora aperta. Il governo è amichevole. Le tribù sono accessibili. Il tempo potrebbe essere breve. I missionari sono stati in Thailandia per più di cento anni e tuttavia non sono stati in grado di andare oltre il popolo thailandese fino agli aborigeni delle montagne. Se non facciamo da pionieri, potrebbero non essere mai raggiunti”.

Isobel fu inizialmente spaventata. A cinquant’anni doveva tornare ad arrampicarsi su sentieri accidentati, imparare un’altra lingua? Aveva già lavorato sulle lingue cinese e lisu. Adesso avrebbe dovuto studiare anche il Thai? Ma il Signore la convinse. ‘Scegliere la facilità piuttosto che lo sforzo è scegliere il decadimento lento’. O, come disse Amy Carmichael in modo memorabile, “Arrampicati o muori!”.

Gli anni di esperienza di John e Isobel tra i Lisu li avevano perfettamente equipaggiati per il loro nuovo ruolo. Con il cuore spezzato lasciarono i loro due figli e John ha prese postocome sovrintendente del lavoro tribale nel nord della Thailandia. Isobel creò una meravigliosa base di appoggio per i missionari a Chiengmai, dando ospitalità a numerosi missionari, accompagnando le donne missionarie nei loro nuovi posti e aiutando ad insediarsi e impegnandosi nell’evangelizzazione ogni volta che poteva.

Apparentemente al culmine della sua utilità, a Isobel fu diagnosticato un cancro al seno e dovette tornare negli Stati Uniti per cure mediche. Insistette che suo marito completasse il suo attuale mandato di ministero in Tailandia, quindi furono separati dal novembre 1954 al settembre 1955.

Mentre Isobel lottava con il cancro per gli ultimi due anni della sua vita, riuscì a scrivere cinque libri ognuno dei quali avrebbe ispirerato molti a pregare e lavorare per la missione.
Per un po’ Isobel fu in grado di godersi la compagnia di sua figlia, poi Kathryn partitì per il servizio missionario in Thailandia, sapendo che difficilmente avrebbe rivisto sua madre. Isobel prese in affitto una piccola casa a Wheaton e si stabilì a casa con Danny, allora undicenne. Nel settembre 1955 John la raggiunse;  era chiaro che non aveva molto da vivere. Tranquillamente, con pazienza, con il senso della Sua presenza così vicino, attraversò “l’ultima macchia”.

Isobel Kuhn,  morì il 20 marzo 1957. Aveva cinquantacinque anni.

La vita di Isobel Kuhn fu relativamente breve, ma fu estremamente significativa. Il ministero che lei e suo marito esercitarono tra i Lisu lasciò un’eredità duratura. La sua vita e i suoi scritti hanno ispirato molte persone, non solo all’impegno per la missione, ma ancor più fondamentalmente alla consacrazione di tutta la vita al Signore.

UNA PERLA PREZIOSA PER LA CINA

Adattamento radiofonico da:
UNA PERLA PREZIOSA PER LA CINA
di Fratello Davide (CLC).

E’ la storia incredibile ma vera di un ex marine americano, conosciuto come Fratello Davide , e della sua coraggiosa squadra di “contrabbandieri”  di Bibbie . Il loro scopo era quello di attraversare la cortina di Bambù con 10 milioni di copie della Parola di Dio, 10 milioni di spade dello Spirito!
Una storia, stimolante e carica di suspense, che rivela le battaglie e i trionfi di chi ha fiducia in Dio anche per l’impossibile.

NERO MA LIBERO

Adattamento radiofonico da:
NERO MA LIBERO
di Tom Skinner (Voce della Bibbia).

Tom Skinner ha iniziato la sua carriera ministeriale a metà degli anni ’60 con le crociate evangelistiche nella città di New York Harlem, dove era cresciuto. Ha avuto l’opportunità di parlare e influenzare innumerevoli individui, gruppi e organizzazioni, dai membri del Congresso ai New York Yankees ai funzionari della IBM Corporation. Ha anche prestato srvizio come cappellano per i Washington Redskins della National Football League.

Non preoccupato di vincere contest di popolarità, Skinner ha offerto una critica persistente della cultura di maggioranza, compresi gli evangelici bianchi, sfidando i suoi ascoltatori a risolvere i problemi di ingiustizia razziale e sociale. Ma quelli che lo conobbero meglio erano d’accordo sul fatto che egli era, prima di tutto, un evangelista che cercava di portare i non  credenti a Cristo e sfidare i credenti all’obbedienza.

In “Nero ma libero“, che scrisse nel 1968, Tom Skinner racconta la sua vita da capobanda ad Harlem, e come la Divina Provvidenza lo avesse protetto quando, dopo essersi convertito, andò al luogo di incontro della gang per ritirarsi dalla sua appartenenza – una cosa che nessuno avrebbe mail fatto senza subirne gravi conseguenze.
Il resto della storia coinvolge anche la mano di Dio, con un ministero efficace e sempre più ampio come evangelista in tutti gli Stati Uniti, Guyana, Bermuda, Barbados, Giamaica e altrove.
Un racconto che documenta la preoccupazione di Tom di riconciliare popoli, neri e bianchi, urbani e suburbani, evangelici e “liberali”, sostenitori del social-gospel e di quelli che guardano il mandato evangelico in senso più ristretto.

Negli ultimi nove anni, attraverso il Tom Skinner Associates Learning Center, Skinner ha lavorato con i giovani poveri della città di Newark, nel New Jersey, cercando di maturarli spiritualmente fornendo competenze tecniche per una carriera professionale.

Tom Skinner, che ha plasmato un’intera generazione di leader evangelici neri, è morto il 17 giugno al Norfolk . Aveva 52 anni.

SUNDAR SING

Adattamento radiofonico da:
SUNDAR SING
di Arthur Parker (Claudiana).

Sundar Singh nacque in una famiglia Sikh nel villaggio di Rampur Kataania, nel nord dell’India.

Fu nominato membro della religione Sikh. Prima della sua conversione, Sundar frequentò una scuola elementare gestita dalla Missione presbiteriana americana, dove il Nuovo Testamento veniva letto quotidianamente come un “libro di testo”. Sundar si rifiutava di leggere la Bibbia durante le lezioni quotidiane. In qualche misura l’insegnamento del Vangelo sull’amore di Dio lo attraeva, ma pensava che fosse falso.

Nel mezzo a questo travaglio interiore, mentre aveva solo quattordici anni, sua madre, una donna pia e amorevole, morì. Sundar entrò in una profonda crisi di fede. Nella sua rabbia, bruciò in pubblico una copia di uno dei vangeli. Nel giro di tre giorni Sundar Singh non sopportò più la sua sofferenza. Una notte, nel dicembre 1903, si alzò dal letto e pregò che Dio gli si rivelasse, se davvero esisteva. “Avevo intenzione di buttarmi sotto al treno che passava vicino alla nostra casa”. Per sette ore Sundar Singh pregò. “O Dio, se c’è un Dio, rivelati a me stasera.” Il prossimo treno sarebbe passato alle cinque del mattino. Le ore passarono. All’improvviso la stanza si riempì di un bagliore. Un uomo apparve davanti a lui. Sundar Singh udì una voce che diceva: “Fino a quando mi rinnegherai? Sono morto per te, ho dato la mia vita per te”. Vide le mani dell’uomo, trafitte dai chiodi.

Gesù era l’ultima persona che Sundar cercava. Dopotutto, Gesù era il “dio straniero” degli insegnanti cristiani della sua scuola. Stupito che la sua visione avesse preso l’inaspettata forma di Gesù, Sundar fu convinto nel suo cuore che Gesù era il vero Salvatore, e che era vivo. Cadde in ginocchio sperimentando una sorprendente tranquillità mai provata prima.

L’incontro con Gesù fu solo l’inizio per Sundar Singh. Era un Sikh e i sikh avevano sopportato terribili persecuzioni, di conseguenza erano fieramente leali alla loro fede e tra loro. La conversione al cristianesimo era considerata un tradimento e ogni sforzo per farlo riconsiderare la sua conversione fu vano.

Nonostante le minacce della sua famiglia, Sundar volle essere battezzato. Dopo che suo padre pronunciò parole di rifiuto ufficiale su di lui, Sundar divenne un emarginato dal suo popolo.

Le chiese indiane convenzionali erano disposte a concedergli un pulpito, ma le loro regole erano estranee al suo spirito. In effetti, sentiva la ragione principale per cui il Vangelo non veniva accettato in India era perché veniva presentato in modo estraneo alla loro cultura. Decise quindi di diventare un sadhu, così da potersi dedicare al Signore Gesù. Era convinto che questo fosse il modo migliore per presentare il Vangelo alla sua gente poiché era l’unico modo al quale la sua gente era abituata. Come un sadhu, indossò una tunica gialla, visse della carità degli altri, abbandonò ogni possesso e rimase celibe. In questo stile di vita, era libero di dedicarsi al Signore. Vestito con la sua sottile tunica gialla, Sundar Singh iniziò una vita di diffusione del semplice messaggio del Vangelo, il messaggio di amore, pace e rinascita attraverso Gesù. Non portava nulla con sé, solo un Nuovo Testamento.

Lo straordinario predicatore Sadhu Sundar Singh, fu definito l’apostolo Paolo dell’India.

IL CORAGGIO DI AMARE

Adattamento radiofonico da:
IL CORAGGIO DI AMARE
di  Jacqueline Favre (Ed. EUN).

Jacqueline Favre, era una madre del tutto normale, con un marito che l’amava e due figli indipendenti. Tuttavia, in una bellissima giornata estiva, bastarono tre parole per travolgere la sua vita… tuo figlio è in astinenza!
Ma Jacqueline Favre, abituata da sempre a prendere in mano tutte le situazioni, con decisione ha combattuto per il figlio drogato, e questo coraggio di amare non è stato vano.

Il coraggio di amare racconta questo suo combattimento per il figlio. Una storia vera che infonde forza e speranza.

OMBRE AZTECHE; APPUNTI DI VIAGGIO

Adattamento radiofonico da:
OMBRE AZTECHE
di Rossana Giorgi (Ed. Soli Deo Gloria).

Una chiamata, l’esperienza di un viaggio, un full immersion nella cultura messicana, il servizio, la gioia, ma anche prove, difficoltà, lutto e dolore…

VOLO OLTRE CORTINA

Adattamento radiofonico da:
VOLO OLTRE CORTINA
di Hans Martin Braun (Ed. EUN).

Hans M. Braun, nato nel 1934 nel Sud della Germania, In questa storia racconta le sue esperienze sotto forma di appassionante romanzo. Un’azienda tedesca conclude un contratto con la Russia, ma viene poi presa di mira dallo spionaggio industriale sovietico. Uno degli uomini dell’azienda, appassionato pilota, in occasione di una visita in Unione Sovietica fa scoperte sensazionali in una chiesa clandestina locale.
Effettua senza autorizzazione un volo oltre la frontiera finlandese e provoca conseguenze inattese…
Il comunismo è dato per morto, ma i suoi effetti devastanti non sono ancora scomparsi. In molte parti del mondo la Chiesa continua a soffrire.
Questo racconto aiuta a non dimenticare e sprona a confidare sempre più in Gesù Cristo, il Signore che non abbandona.

MORTE DI UN GURU

Adattamento radiofonico da:
MORTE DI UN GURU
di Rabindranath R. Maharaj (Ed. CLC).

Rabindranath R. Maharaj discende da una lunga stirpe di sacerdoti e di guru bramini e fu educato allo scopo di divenire uno yoghi. Si esercitava per lunghe ore al giorno in misteriosi riti e preghiere e nell’adorazione dei suoi numerosi dei. Durante le sue meditazioni cadeva in trance, entrava in contatto con degli «spiriti», vedeva luci psichedeliche, udiva musiche misteriose e veniva trasportato in altri mondi. Rabi approfondì le sue conoscenze nel campo dell’astrologia e ottenne il titolo di pundit induista. La popolazione lo adorava come un dio e deponeva delle offerte ai suoi piedi.

Quando, col passare del tempo, il giovane guru cominciò a sentirsi deluso, iniziò a rimettere in discussione le sue conoscenze ed esperienze mistiche.

Nella sua biografia l’autore descrive vividamente ed onestamente la vita indù e i suoi costumi, spiega la sua difficile ricerca del significato della vita e la lotta sostenuta quando dovette fare una scelta fra l’induismo e Cristo.

VAGABONDA PER IL SIGNORE

Adattamento radiofonico da:
VAGABONDA PER IL SIGNORE
di Corrie Teen Boom (Ed. Uomini Nuovi).

Corrie Teen Boom è anche l’autrice del best seller IL NASCONDIGLIO, l’affascinante avventura, vissuta dalla sua famiglia, per procurare nascondigli agli ebrei perseguitati dai nazisti durante l’ultima guerra.

Per questa ragione Corrie perse il padre e una sorella nei lager dove lei stessa trascorse diversi mesi, sfuggendo alla morte solo per un miracolo di Dio. Dal giorno della sua liberazione fino alla sua morte non ha cessato di girare il mondo per condividere la sua fede.

Corrie Ten Boom si era autodefinita VAGABONDA PER IL SIGNORE: le sue valigie erano sempre pronte per intraprendere nuovi lunghi viaggi in tutto il mondo. La fede semplice e straordinaria di questa donna ha scosso migliaia di persone portando sempre una risposta personale ad ognuno.

Ama il tuo nemico
pensieri sul perdono, di Corrie ten Boom

Lo avevo incontrato in una chiesa di Monaco: un uomo tarchiato, con un soprabito grigio, i capelli radi e un cappello di feltro marrone stretto fra le mani. La gente stava uscendo dal seminterrato dove avevo appena finito di parlare, spostandosi lungo le file di seggiole verso la porta posteriore. Si era nel 1947, ed ero venuta dall’Olanda nella Germania disfatta, con il messaggio di un Dio che perdona.
Era la verità che più avevano bisogno di sentire in quel Paese amaro, distrutto dalle bombe, e io, nel corso della conferenza, avevo presentato loro una mia immagine preferita. Forse perché il mare non è mai lontano dalla mente di un olandese, amavo pensare che proprio lì venissero gettati i peccati perdonati. “Quando confessiamo i nostri peccati,” avevo detto, “Dio li getta nel più profondo degli oceani, e spariscono per sempre. E sebbene io non riesca a trovare nella Scrittura un verso che lo affermi, credo che Dio ponga sulle rive un cartello che dice: Vietato pescare.”

Volti solenni mi fissavano, senza osare credermi del tutto. Dopo un qualunque discorso fatto nella Germania del 1947, non c’erano mai domande. La gente si alzava in silenzio, in silenzio raccoglieva i soprabiti, in silenzio lasciava la stanza.
E fu lì che io lo vidi, mentre si apriva una strada fra gli altri. Per un momento lo vidi col soprabito e il cappello marrone; ma un momento dopo lo rividi in una uniforme azzurra, col berretto a visiera e l’insegna del teschio con le ossa incrociate. Rividi di colpo il grandissimo locale con le sue luci violente che piovevano dall’alto; il patetico mucchio di vestiti e scarpe al centro del pavimento; la vergogna di passare nuda davanti a quest’uomo. Potevo vedere davanti a me la fragile figura di mia sorella, con le costole che sporgevano sotto la pelle incartapecorita. Betsie, come eri magra!
Il luogo era Ravensbruck, e l’uomo che ora si apriva la strada era un guardiano, uno dei guardiani più crudeli.

Ora stava davanti a me e mi porgeva la mano: “Un bellissimo messaggio, Fräulein! Come è bello sapere che, come lei dice, tutti i nostri peccati sono nel fondo del mare!”
E io, io che avevo parlato così teneramente di perdono, piuttosto che stringere quella mano frugai nella mia borsetta. Certamente non poteva ricordarsi di me; come poteva ricordare una prigioniera fra quelle migliaia di donne?
Ma io lo ricordavo bene e ricordavo la frusta di cuoio appesa alla sua cintura. Mi trovavo faccia a faccia con uno dei miei aguzzini e il mio sangue sembrava raggelarsi.

“Nel suo discorso ha citato Ravensbruck,” stava dicendo. “Io vi sono stato come guardiano.” No, non si ricordava di me.
“Ma dopo,” proseguì, “sono diventato cristiano. So che Dio mi ha perdonato le cose crudeli che feci allora, ma vorrei udirlo anche dalle sue labbra. Fräulein,” e di nuovo mi tese la mano, “mi può perdonare?”
E io stavo lì; io, i cui peccati devono essere continuamente perdonati, e non potevo perdonare. Betsie era morta in quel posto; poteva egli cancellare la sua lenta terribile agonia soltanto chiedendolo?
Non potevano essere stati molti i secondi in cui egli stette lì con la mano tesa, ma a me sembrarono ore mentre lottavo con la cosa più difficile che mai avessi dovuto fare.
Perché dovevo farlo, lo sapevo. Il messaggio secondo il quale Dio perdona ha una condizione preventiva: che noi perdoniamo coloro che ci hanno offeso. “Se non perdoni agli uomini i loro falli,” dice Gesù, “neanche il tuo Padre Celeste perdonerà i tuoi.”
Conoscevo ciò non soltanto quale comandamento di Dio, ma anche come esperienza quotidiana. Dopo la fine della guerra avevo aperto una casa in Olanda per le vittime della brutalità nazista. Quelli che erano in grado di perdonare i loro antichi nemici erano anche capaci di ritornare nel mondo e ricostruire la loro esistenza, quali che fossero le cicatrici fisiche. Quelli invece che alimentavano la loro amarezza rimanevano invalidi. Era una cosa così semplice e così terribile.

Ed io stavo ancora lì, col freddo che mi stringeva il cuore. Ma il perdono non è un’emozione, sapevo anche quello. Il perdono è un atto di volontà, e la volontà può funzionare indipendentemente dalla temperatura del cuore. “Gesù, aiutami!” pregai silenziosamente. “Posso alzare la mia mano. Questo posso ancora farlo. Tu fammi avere il sentimento.”
E così, in modo legnoso, meccanico, posi la mia mano in quella tesa verso di me. E quando lo feci avvenne una cosa incredibile. Una corrente parti dalla mia spalla, scese lungo il braccio e balzò nelle nostre mani congiunte. E quindi questo calore risanante sembrò scorrere attraverso tutto il mio essere, facendo sgorgare le lacrime nei miei occhi.
“Ti perdono, fratello!” gridai. “Con tutto il mio cuore!”
Per un lungo istante ci stringemmo le mani, l’ex guardiano e l’ex prigioniera. Non avevo mai conosciuto l’amore di Dio in modo così intenso come allora. Ma anche così mi rendevo conto che non era il mio amore. Avevo tentato e non avevo avuto la forza. Era la forza dello Spirito Santo, come è riportato in Romani 5:5: “…perché l’amore di Dio è stato sparso nei nostri cuori per lo Spirito Santo che ci è stato dato.”

(brano tratto dal libro “Vagabonda per il Signore”, edito da EUN)

GLI ANGELI DELL’INFERNO

Adattamento radiofonico da:
HELL’S ANGEL (GLI ANGELI DELL’INFERNO)
di Brian Greeaway e Brian Kellock (Ed. Uomini Nuovi).

L’’Hells Angels Motorcycle Club (HAMC, letteralmente in italiano “club motociclistico angeli dell’inferno”) è un’associazione motociclistica nata negli Stati Uniti e oggi diffusa in tutto il mondo, i cui membri, tradizionalmente, utilizzano motociclette Harley-Davidson… (Wikipedia).

Brian Greenway, era il presidente della banda degli HELL’S ANGEL.
Gli angeli dell’inferno racconta la sua storia e di come trovò Gesù nella prigione di Dartmoor.  Racconta anche la sua infanzia disfunzionale e la successiva vita di crimine e violenza. Era spesso dentro e fuori dalla prigione. La sua conversione a Cristo ha cambiato la sua vita per sempre e ha trascorso gli ultimi trentadue anni in prigione, questa volta però parlando di Gesù a migliaia di prigionieri, ponendo anche loro sulla strada del ravvedimento e della speranza.

Questa è una storia ispiratrice della grazia di Dio e della sua volontà di usare per i suoi piani ognuno di noi, qualunque cosa possiamo avere fatto.
Le esperienze di Brian come vittima di bullismo, rifiutato dalla sua famiglia, in cerca di autostima e conforto in una vita di alcol  e droghe, non riuscendo a trovare una risposta ai sentimenti mostruosi che covava dentro, lo ha portato ad una fede reale in Dio che è scaturita in un cambiamento radicale: da “mostro” a “missionario”! Questa è la storia di Brian, drammatica e qualche volta brutta, ma sempre vera.

SPERANZA PER CHI SOFFRE

Adattamento radiofonico da:
SPERANZA PER CHI SOFFRE
di Ruth Hickman (Ed. Uomini Nuovi).

La speranza in Dio non ha mai deluso nessuno. Ruth Hickman, una nota insegnante di Corsi Biblici, racconta con disarmante sincerità la struggente storia del difficile rapporto con la giovane figlia ribelle e drogata.

L’autrice tocca i cuori come pochi riescono a fare, commovendo fino alle lacrime. Ma ben presto il pianto si trasforma in gioia incontenibile, quando si realizza che davvero nessun problema è troppo grande per Dio e che, come ha promesso nella Sua Parola, la Bibbia, Egli non abbandonerà coloro che Gli appartengono.

Speranza per chi soffre è una storia vera avvincente come un romanzo e ricca d’insegnamenti per ogni persona pronta a confidare nell’infallibile volontà di Dio anche nei momenti di più cupa disperazione. “Quando non sappiamo più dove battere il capo, Dio si serve della Sua Parola piena d’amore per insegnarci che Egli è vivente ed è tutto ciò di cui abbiamo bisogno per risolvere i nostri problemi”.

IL FIGLIO DELLA PACE

Adattamento radiofonico da:
IL FIGLIO DELLA PACE
di Don Richardson (Ed. Uomini Nuovi).

Cannibali, cacciatori di teste che usavano il cranio delle loro vittime come cuscini, i Sawi della Nuova Guinea sembravano vivere all’età della pietra. Fra i Sawi, il tradimento era più che uno stile di vita: era un ideale che innumerevoli generazioni del loro popolo avevano concepito, somatizzato e perfezionato.

Per loro, “ingrassare d’amicizia” una vittima prima di un omicidio, era la forma più alta e gloriosa di tradimento. Gli eroi della leggenda Sawi non erano quelli che conquistavano il numero più alto di teste in battaglia o nelle imboscate, ma quelli che erano i più bravi a tradire le proprie vittime prima di ucciderle e decapitarle, facendo finta di essere amici.

Fu tra queste persone che la coppia missionaria canadese, Don e Carol Richardson, si recarono nel 1962 rischiando la vita per portare l’Evangelo, raccontando loro la storia del vero Figlio della pace, una figura che i Sawi conoscevano vagamente, grazie ai loro racconti mitologici.

Don e Carol Richardson, dopo un pericoloso viaggio in canoa nella foresta tropicale, costernati, scoprono che i Sawi, a causa della loro particolare cultura, giudicava il tradimento come la più alta delle virtù umane. Per questa popolazione indigena il personaggio di Giuda Iscariota era un eroe perché aveva tradito Gesù.
Una loro antica usanza tribale, il figlio della pace, offrirà a Don Richardson la chiave per la comprensione del Vangelo.

Questo è il racconto emozionante dell’avventura indimenticabile e vera dei conuigi Richardson, dalla cui  storia è stato anche tratto un film, girato nelle giungle del Pacifico Sud – occidentale. E’ un documentario di eccezionale valore per l’antropologia culturale. Una storia missionaria dei nostri giorni vissuta fra una delle popolazioni più primitive del mondo prima dell’impatto con la civiltà industriale.

JONI, UN PASSO AVANTI

Adattamento radiofonico da:
JONI, UN PASSO AVANTI
di Joni Eareckson Tada (Ed. Uomini Nuovi).

All’età di diciassette anni, Joni Eareckson tuffandosi subì un incidente che la lasciò paralizzata dal collo in giù. La storia della sua lotta per accettare e adattarsi al suo handicap e dare significato alla vita, viene raccontata in questa straordinaria autobiografia.

“La mia vita… e le vite di milioni di persone che la conoscono attraverso i suoi libri e la sua arte… sono state arricchite dall’eccezionale profondità della sua fede e sono state sfidate dalla sua grande riserva di coraggio”. (Billy Graham)

—————-

Per anni ho pensato: “Gli incidenti capitano solo agli altri. Non si vedrà mai una sedia a rotelle in casa mia“. Non che volessi essere “snob”, stavo semplicemente vivendo quella realtà. La mia, era quel genere di famiglia sempre pronta a fare una partita a tennis o a prepararsi per una gita in campagna. In effetti, io e le mie tre sorelle più grandi, non ci eravamo mai slogate nemmeno una caviglia.

Tutto ciò cambio in un caldo pomeriggio di luglio del 1967, quando mia sorella Kathy ed io andammo alla spiaggia di Chesapeake Bay a fare una nuotata. L’acqua era scura e densa e non mi curai di controllarne la profondità prima di salire su una zattera ancorata al largo. Appoggiai i piedi sul bordo, respirai profondamente e mi tuffai. La mia testa urtò contro qualcosa di duro ed indietreggio con uno strattone. Provai una strana scossa alla nuca. Sott’acqua, intontita, mi sentii galleggiare trascinata dalla corrente, incapace di risalire in superficie. I miei polmoni sembravano scoppiare, ma quando fui sul punto di aprire istintivamente la bocca per respirare, sentii le braccia di mia sorella attorno a me, che mi sollevarono verso l’alto. “Kathy – farfugliai vedendo il mio braccio senza vita sulle spalle – ho perduto la sensibilità”. Un bagnante si precipitò in acqua per portarci la sua zattera. Qualcun altro chiamo un’ambulanza. Un’ora dopo, nella sala del Pronto Soccorso dell’ospedale, le infermiere tagliarono il mio costume da bagno e mi tolsero anche la collana e gli anelli. Mi girava la testa e cominciai a perdere coscienza, quando sentii il ronzio di un trapano vicino al mio capo.

L’incidente causato dal tuffo mi fece precipitare in un mondo strano e spaventoso di odori, antisettici, tubi e macchine. Per mesi stetti sdraiata su una struttura chiamata “Stryker’, fatta come un lungo sandwich di tela, sulla quale rimanevo a faccia in su per alcune ore e, poi venivo rigirata per evitare che si formassero delle piaghe, che vennero comunque. Persi cosi tanto peso, durante quei primi mesi, che le ossa cominciarono a spuntare fuori dalla pelle. Di conseguenza fui operata di nuovo e passai altri mesi sullo “Stryker”. Sprofondai in una profonda depressione. “Come hai potuto lasciare che tutto questo succedesse a me, Dio’? – chiesi – Ero già cristiana prima dell’incidente e se questa è la risposta alla mia richiesta di camminare più vicino a te, non mi fiderò più di pregare!” Ero ignara del fatto che i miei amici pregavano per me 24 ore su 24.  Lentamente, mentre passavano le settimane, cominciai a sentire un cambiamento. Poco alla volta la mia rabbia diminuì. La depressione cominciava a svanire. Senza che me ne rendessi conto, Dio stava abbattendo ogni mia resistenza attraverso la potenza e l’insistenza della preghiera. Notai il cambiamento durante la terapia di rieducazione. Alcune settimane prima avevo rigiutato ostinatamente di imparare a scrivere tenendo una matita fra i denti. Ma quello avvenne prima che incontrassi Tom, un giovane tetraplegico dipendente da un ventilatore d’ossigeno, il quale era molto più paralizzato di me. Egli aveva un atteggiamento allegro ed ottimista mentre, con buona volontà, permetteva alla terapista di inserire la penna nella sua bocca.
Mi vergognai delle mie lamentele. Tramite le preghiere dei miei amici e l’esempio di Tom, Dio mi stava mostrando una verità: “Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio ” (Romani 8:28) 

Forse, nel bene che Dio intendeva per me, non era compresa la guarigione fisica ma il Suo bene mi avrebbe insegnato ad avere un atteggiamento più flessibile, apprezzamento per le piccole cose, una più profonda gratitudine per le amicizie ed un carattere che avrebbe dimostrato pazienza, tolleranza e gioia che non dipendono dalle circostanze.

Oggi, nonostante i molti anni trascorsi da quel lontano 1967, ripeterei le stesse parole.

Non è stato facile, ma la potenza e la forza di Dio continuano a risplendere. D’altronde, Egli sa perfettamente come mi sento. Anche Lui ha sofferto. Siccome Gesù poté trasformare la Sua croce in un simbolo di speranza e libertà, posso io fare di meno? La mia sedia a rotelle è la prigione che Dio ha adoperato per liberare il mio spirito.

Da Joni and friends Italia (www.jafitalia.org)

LUNG SING, DALLA SCHIAVITU’ DELL’OPPIO ALLA LIBERAZIONE

Biografia di Lung Sing
Adattamento radiofonico da:
LUNG SING, DALLA SCHIAVITU’ DELL’OPPIO ALLA LIBERAZIONE
di Jan Pit (Ed. Uomini Nuovi, Ed. Porte Aperte).

 

DA FIGLIA DI SATANA A FIGLIA DI DIO

Biografia di Susan Atkins
Adattamento radiofonico da:
DA FIGLIA DI SATANA A FIGLIA DI DIO
di Susan Atkins e Bob Slosser (Sperling & Kupfer).
L’8 agosto 1969, si compiva quello che forse è il più orrendo crimine che la storia di questo secolo ricordi: la strage di Bel Air. L’attrice americana Sharon Tate, che era in attesa di un bambino, venne massacrata insieme ad altre sei persone nella sua villa di Bel Air da alcuni seguaci di Charles Manson. Tra essi vi era anche Susan Atkins, l’autrice di questa sconvolgente autobiografia, una ragazza pallida e scarna che da piccola si distingueva nelle lezioni di catechismo per l’ottimo profitto. Chi avrebbe potuto pensare che questa stessa ragazzina solo pochi anni più tardi avrebbe assassinato sette persone?
Da figlia di Satana, figlia di Dio è la testimonianza diretta di un doloroso cammino dalla chiesa alla strage, dall’adorazione di Satana, alias Charles Manson, alla rinascita in Cristo. L’itinerario di questo viaggio allucinante all’inferno con biglietto di ritorno è tracciato in modo da toccare i problemi esistenziali di una certa gioventù americana, senza valori cui aggrapparsi, con un disperato bisogno di credere in qualche cosa. È un lungo viaggio verso l’annientamento, attraverso ogni sorta di degenerazione, nello scenario di uno stravolto mondo californiano, con l’equivoco della droga, dell’alcool, del sesso, delle violenze più efferate: ma niente di tutto ciò dà quella felicità che si vuole raggiungere a tutti i costi.
Il profondo misticismo di Susan  la spinge a vedere in Charles Manson il nuovo redentore dell’umanità e a seguirlo ciecamente, fino all’orrendo crimine di Bel Air che porta i figli di Satana all’arresto e alla condanna a morte, poi commutata in ergastolo. E quella felicità che Susan non aveva trovato nell’adorazione di Satana arriva finalmente con la scoperta di Dio, di una fede vera e giusta, e Susan rinasce alla vita, anche se ha vissuto il resto della sua vita nella cella di un penitenziario della California fino alla sual morte avvenuta il 24 settembre 2009.

SEMINANDO LA PAROLA IN CINA

Biografia di Henrietta Hall Schuck
Adattamento radiofonico da:
SEMINANDO LA PAROLA IN CINA
di Dunaway Thomas S. (Edizioni Casa Editrice Battista).

Henrietta Hall Shuck è stata la prima donna americana a recarsi come missionaria in Cina. Insieme a suo marito ha dovuto affrontare innumerevoli difficoltà ma è stata anche abbondantemente benedetta da Dio perchè ha visto molti frutti del suo lavoro. Henrietta infatti ha avuto la gioia di aprire la prima scuola cristiana per bambini cinesi e di organizzare la prima chiesa protestante in Cina.

Il suo desiderio di far conoscere il messaggio della salvezza in Cristo è stato esaudito. Il libro, da cui è tratta la versione radiofonica, raccontando la storia di Shuck, si propone di spingere i lettori (e gli ascoltatori) ad una maggiore fedeltà nel far conoscere Cristo ad ogni persona di ogni luogo.

IL DIAVOLO ALLE CALCAGNA

Biografia di Louis Zamperini
Adattamento radiofonico da:
IL DIAVOLO ALLE CALCAGNA
di Louis Zamperini, Helen Itria (Ed. Centro Biblico, Napoli).

Nato a Olean, vicino a New York, da genitori italiani originari di Brenzone sul Garda, Louis Zamperini iniziò la sua carriera sportiva nel 1932, praticando sci di fondo. Passato all’atletica, nel corso degli ultimi tre anni di liceo rimase imbattuto dopo aver stabilito diversi record.

In casa Zamperini si parlava italiano, le conseguenti difficoltà con l’inglese avevano esposto il giovanissimo Louis alle angherie dei bulletti del quartiere. Il padre gli insegnò i rudimenti della boxe perché imparasse a difendersi, il fratello maggiore Pete lo portò in pista a correre per tenerlo lontano dai guai. Così Louis scoprì la sua vocazione per l’atletica.

Dal liceo all’Università della California del Sud, Zamperini si rivelò talento del mezzofondo, al punto che per lui era stato coniato il soprannome di “Torrance Tornado”. Di corsa in corsa, da Torrance il “Tornado” si era ritrovato a Berlino, in pista nei 5000 metri piani a rappresentare gli Stati Uniti sotto lo sguardo del Führer, che, irritato dalle prodezze del nero Jesse Owens, aveva apprezzato non tanto l’ottavo posto di Louis, quanto quel suo ultimo giro di pista, percorso, gran tempo per l’epoca, in appena 56 secondi.

Hitler volle incontrarlo per esprimere la sua ammirazione per quella volata finale. Ma l’elogio del dittatore non lasciò il segno. Nel 1940, svanito il sogno di partecipare alle Olimpiadi di Tokyo, cancellate a causa del secondo conflitto mondiale, fu arruolato come bombardiere nell’aviazione. Nel 1943 in un incidente aereo precipitò nell’Oceano Pacifico col suo B-24, resistendo per ben 47 giorni all’inclemenza del tempo, alla furia delle acque e ai proiettili giapponesi, cibandosi di solo pesce crudo assieme ad altri due commilitoni, di cui uno non sopravvisse. È in questo momento che, da ateo che era, inizia la sua conversione di fede. Zamperini inizia a vedere Dio come l’unico possibile salvatore, giurando di dedicargli la vita se dovesse sopravvivere.

Dopo 47 giorni fu infatti catturato dalla marina giapponese e deportato in una prigione militare comandata dal feroce sergente Mutsuhiro Watanabe che lo sottopose a numerose umiliazioni. Zamperini, eroe di guerra, trova la forza di resistere e sopravvivere e infine grazie alla fede che stava cominciando a vivere, trova la forza perfino di perdonare i suoi persecutori. Farà poi ritorno in patria al termine del conflitto. Continuerà la sua carriera olimpica tornando successivamente a Tokyo nel 1997, all’età di 80 anni, portando per un tratto la torcia olimpica in occasione dei Giochi olimpici invernali di Nagano del 1998.

 

Morto nel 2014, è stato ricordato dapprima nel libro Unbroken da Laura Hillenbrand (Mondadori) e successivamente da Angelina Jolie, nelle vesti di regista, nel film omonimo.

 

Share Button