Ogni giorno, alle ore 1.45, 8.40, 15.45, 22.45, nella rubrica giornaliera LA VITA NON E’ UN GIOCO.
Dwight L. Moody (1837-1899), fu potentemente usato dal Signore per cambiare la vita di milioni di persone in America, in Europa e in altre parti del mondo. Moody parlò di una meravigliosa esperienza avuta col Signore dicendo che, come l’apostolo Paolo, non aveva parole per descriverla: “Ebbi una tale rivelazione del Suo amore che dovetti chiedere a Dio di fermare la Sua mano”. Come risultato della sua consacrazione al Signore, folle di decine di migliaia di persone venivano ad ascoltarlo predicare. R.A. Torrey, nel suo libro “Perchè Dio usò D. L. Moody”, lo definisce: completamente arreso a Dio, uomo di preghiera, zelante nello studio della Parola di Dio, umile, libero dall’amore per il denaro, avente un’amore consumante per i perduti, unto con potenza dal Signore Dwight Lyman Moody è stato un evangelista ed editore statunitense, fondatore della Chiesa Moody, della Northfield School e della Mount Hermon School nel Massachusetts (ora Northfield Mount Hermon School), del Moody Bible Institute e della Moody Press.
Dopo che la Guerra di secessione americana ebbe inizio, venne coinvolto nella Commissione Cristiana statunitense della YMCA. Fu durante un viaggio in Inghilterra che divenne famoso come evangelista, al punto che alcuni sostennero che fu il più grande evangelista del XIX secolo. Le sue prediche ebbero un impatto pari a quelle di George Whitefield e John Wesley in Inghilterra, Scozia e Irlanda. In diverse occasioni riempì sale da 2.000/4.000 posti. Nel Palazzo dei Giardini Botanici, un incontro ebbe la partecipazione di 15/30.000 persone. Questa affluenza continuò per tutto il 1874 e 1875, con folle di migliaia di persone a tutti i suoi incontri. Quando tornò negli Stati Uniti, folle dalle 12.000 alle 20.000 persone erano comuni, come era avvenuto in Inghilterra. Il presidente Grant e alcuni membri del suo gabinetto parteciparono ad un suo incontro il 19 gennaio 1876. I suoi incontri evangelistici si tennero da Boston a New York, in tutto il New England e fino a San Francisco, e ad altre città della West coast da Vancouver a San Diego. Fonte: WIKIPEDIA |
Nathanael Saint era un pilota missionario cristiano evangelico in Ecuador che, accompagnato da altri quattro missionari, fu ucciso mentre tentava di evangelizzare il popolo Huaorani attraverso sforzi noti come Operazione Auca. Nate Saint è nato nel 1923. All’età di sette anni ha preso il suo primo viaggio in aereo con suo fratello Sam, che alla fine sarebbe diventato un pilota commerciale per l’American Airlines. Mentre era in aereo scoperse l’amore per il volo. La sua famiglia era piuttosto insolita. I suoi fratelli avevano realizzato un patio per dormire sul tetto della loro casa e suo padre aveva costruito delle montagne russe nel cortile sul retro. Nate entrò nell’esercito, era di stanza a Las Vegas NV, ma fu trasferito in molte altre località nel corso degli anni. Circa un anno prima di essere congedato, per poco non moriva mentre scalava una montagna nello Yosemite National Park. Quell’incidente lo fece riflettere sul valore e scopo della sua vita.
Tradotto e adattato da da wikipedia.org |
Nel 1924 usciva l’edizione completa della Bibbia tradotta in marathi, lingua parlata da milioni di persone in India. La sua autrice, Ramabai Sarasvati, aveva lavorato alla traduzione dei testi sacri dal 1904 alla morte, nel 1922. Con questa traduzione, Ramabai voleva avvicinare più persone possibile alla Parola di Dio, che ella stessa aveva scoperto molti anni prima e che l’aveva fatta convertire al cristianesimo. Ramabai Sarasvati era nata nel 1858 in una delle caste più elevate dell’India. Durante l’infanzia imparò il sanscrito dal padre, cosa ben poco abituale in un Paese in cui le donne non avevano diritto all’istruzione ed erano costrette a sposarsi quando erano ancora bambine. Suo padre le insegnò anche a credere negli dèi della religione che professava, quella brahmanica, dèi a cui chiese aiuto e consolazione quando la disgrazia si abbatté sulla sua famiglia. Verso il 1871 una terribile carestia colpì la regione in cui vivevano, e in poco tempo lei e il fratello persero i genitori, mentre gli dèi che avevano implorato rimanevano in silenzio. Ramabai sentì allora che l’avevano abbandonata. Dopo aver vagato per migliaia di chilometri, Ramabai e il fratello arrivarono a Calcutta, dove i saggi della città rimasero impressionati dalle conoscenze linguistiche e religiose della ragazza, alla quale decisero di concedere il titolo di Pandita, che significa “Dottoressa”. A Calcutta Ramabai si sposò con un amico del fratello, che era morto nel 1880. Nella sua nuova casa entrò a contatto con dei missionari cristiani, che le regalarono una Bibbia in sanscrito. La gentilezza di quegli uomini e le parole che lesse nei Vangeli fecerò sì che iniziasse a porsi varie domande. In meno di due anni Ramabai rimase vedova con un bambino piccolo.
Al termine della sua vita decise di realizzare un importante progetto di evangelizzazione: tradurre la Bibbia in una delle lingue più parlate in India, il marathi. Quest’opera le richiese quasi due decenni di duro lavoro, e venne terminata pochi giorni prima della sua morte. Tratto da aleteia.org |
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Un tuffo in acqua, nel 1967, lasciò Joni Eareckson, allora diciassettenne, quadriplegica, condannta a vivere su una sedia a rotelle.
Quello che viene raccontato in questa sua autobiografia è la storia della sua lotta per accettare e adattarsi al suo handicap e dare significato alla vita. “La mia vita… e le vite di milioni di persone che la conoscono attraverso i suoi libri e la sua arte… sono state arricchite dall’eccezionale profondità della sua fede e sono state sfidate dalla sua grande riserva di coraggio”, disse di lei Billy Graham. ![]() Joni e suo marito, Ken, risiedono in California. Puoi saperne di più su Joni e il suo ministero su www.joniandfriends.org |
L’’Hells Angels Motorcycle Club (HAMC, letteralmente in italiano “club motociclistico angeli dell’inferno”) è un’associazione motociclistica nata negli Stati Uniti e oggi diffusa in tutto il mondo, i cui membri, tradizionalmente, utilizzano motociclette Harley-Davidson… (Wikipedia).
Questa è una storia ispiratrice della grazia di Dio e della sua volontà di usare per i suoi piani ognuno di noi, qualunque cosa possiamo avere fatto. |
All’età di diciassette anni, Joni Eareckson tuffandosi subì un incidente che la lasciò paralizzata dal collo in giù. La storia della sua lotta per accettare e adattarsi al suo handicap e dare significato alla vita, viene raccontata in questa straordinaria autobiografia. “La mia vita… e le vite di milioni di persone che la conoscono attraverso i suoi libri e la sua arte… sono state arricchite dall’eccezionale profondità della sua fede e sono state sfidate dalla sua grande riserva di coraggio”. (Billy Graham) —————- Per anni ho pensato: “Gli incidenti capitano solo agli altri. Non si vedrà mai una sedia a rotelle in casa mia“. Non che volessi essere “snob”, stavo semplicemente vivendo quella realtà. La mia, era quel genere di famiglia sempre pronta a fare una partita a tennis o a prepararsi per una gita in campagna. In effetti, io e le mie tre sorelle più grandi, non ci eravamo mai slogate nemmeno una caviglia. Tutto ciò cambio in un caldo pomeriggio di luglio del 1967, quando mia sorella Kathy ed io andammo alla spiaggia di Chesapeake Bay a fare una nuotata. L’acqua era scura e densa e non mi curai di controllarne la profondità prima di salire su una zattera ancorata al largo. Appoggiai i piedi sul bordo, respirai profondamente e mi tuffai. La mia testa urtò contro qualcosa di duro ed indietreggio con uno strattone. Provai una strana scossa alla nuca. Sott’acqua, intontita, mi sentii galleggiare trascinata dalla corrente, incapace di risalire in superficie. L’incidente causato dal tuffo mi fece precipitare in un mondo strano e spaventoso di odori, antisettici, tubi e macchine. Per mesi stetti sdraiata su una struttura chiamata “Stryker’, fatta come un lungo sandwich di tela, sulla quale rimanevo a faccia in su per alcune ore e, poi venivo rigirata per evitare che si formassero delle piaghe, che vennero comunque. Persi cosi tanto peso, durante quei primi mesi, che le ossa cominciarono a spuntare fuori dalla pelle. Di conseguenza fui operata di nuovo e passai altri mesi sullo “Stryker”. Sprofondai in una profonda depressione. “Come hai potuto lasciare che tutto questo succedesse a me, Dio’? – chiesi – Ero già cristiana prima dell’incidente e se questa è la risposta alla mia richiesta di camminare più vicino a te, non mi fiderò più di pregare!” Ero ignara del fatto che i miei amici pregavano per me 24 ore su 24. Lentamente, mentre passavano le settimane, cominciai a sentire un cambiamento. Poco alla volta la mia rabbia diminuì. La depressione cominciava a svanire. Senza che me ne rendessi conto, Dio stava abbattendo ogni mia resistenza attraverso la potenza e l’insistenza della preghiera. Notai il cambiamento durante la terapia di rieducazione. Alcune settimane prima avevo rigiutato ostinatamente di imparare a scrivere tenendo una matita fra i denti. Ma quello avvenne prima che incontrassi Tom, un giovane tetraplegico dipendente da un ventilatore d’ossigeno, il quale era molto più paralizzato di me. Egli aveva un atteggiamento allegro ed ottimista mentre, con buona volontà, permetteva alla terapista di inserire la penna nella sua bocca. Forse, nel bene che Dio intendeva per me, non era compresa la guarigione fisica ma il Suo bene mi avrebbe insegnato ad avere un atteggiamento più flessibile, apprezzamento per le piccole cose, una più profonda gratitudine per le amicizie ed un carattere che avrebbe dimostrato pazienza, tolleranza e gioia che non dipendono dalle circostanze. Oggi, nonostante i molti anni trascorsi da quel lontano 1967, ripeterei le stesse parole. Non è stato facile, ma la potenza e la forza di Dio continuano a risplendere. D’altronde, Egli sa perfettamente come mi sento. Anche Lui ha sofferto. Siccome Gesù poté trasformare la Sua croce in un simbolo di speranza e libertà, posso io fare di meno? La mia sedia a rotelle è la prigione che Dio ha adoperato per liberare il mio spirito. Da Joni and friends Italia (www.jafitalia.org) |