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Gioia

, 12 Marzo 2013

Ho proposto a mio figlio che ha appena compiuto tre anni di passare qualche giorno dai nonni, al mare, senza i genitori. Mi ha detto di sì, che non vede l’ora di andarci, ma vuole farlo in compagnia di mamma e papà. So che, purtroppo, questa fase passerà e con gli anni sentirà sempre meno questo desiderio sino a volere il contrario, cioè passare meno tempo possibile con noi.

Chissà quanti di noi vivono questa evoluzione, o meglio involuzione, col nostro Padre celeste. Da neonati in Cristo non desideriamo altro che stare con Dio, poi col passare degli anni ci “emancipiamo” e sentiamo sempre meno questa esigenza; come l’adolescente medio considera la casa poco più di un albergo e i genitori solo dei mezzi di sostentamento, degli infermieri che si occupano di Lui quando sta male, dei pompieri che lo tolgono dai guai nel momento del bisogno, così facciamo noi e ci rivolgiamo al Padre solo quando vogliamo noi e per quello che vogliamo noi. Come il figliol prodigo della parabola (Lu 15), pretendiamo i “nostri” beni e rifiutiamo di stare in Sua compagnia e al Suo servizio.

Ma se è normale e giusto che un adolescente in una certa misura si emancipi, la Scrittura ci dice che la nostra dipendenza dal Padre deve essere totale, sino al termine del nostro cammino terreno, come ci ha insegnato, a parole e con i fatti, lo stesso Gesù. Se non è così, forse non arriveremo agli eccessi del figliol prodigo, ma sicuramente falliremo lo scopo della nostra conversione, cioè avere una intima comunione con Dio (Gv 17:3), e ci priveremo della gioia più grande e più pura. Perché la nostra gioia deve essere nell’Eterno (Sl 37:4; Fili 4:4).

Ma, e qui entro nell’imperscrutabile, è vero anche il viceversa e cioè che l’Eterno trova gioia in noi, come lo sposo trova gioia nella sua sposa (Is 62:5); è incredibile, ma noi misere e indegne creature, possiamo portare gioia all’eterno, infinito, autosufficiente Creatore.

Non dimenticherò mai la emozione che, all’età di un anno e mezzo, provò mio figlio nel rivedermi all’aereoporto dopo una settimana di separazione; era letteralmente paralizzato dall’emozione. Ma non dimenticherò mai neanche le mie lacrime di felicità nel riabbracciarlo. Preghiamo che la stessa gioia, reciproca, dei figli nel Padre e del Padre nei figli sia lo scopo e il tratto distintivo della nostra vita.

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